domenica 9 dicembre 2012

ELEZIONI, MONTI: "RASSEGNERÓ LE DIMISSIONI". BERLUSCONI: "TORNO PER VINCERE"

 
ROMA - Sembra aver preso una decisione il premier Monti dopo il colloqio con il presidente
Napolitano. Il Presidente del Consiglio non ritiene possibile l'ulteriore espletamento del suo mandato e ha di conseguenza manifestato il suo intento di rassegnare le dimissioni. È un passaggio della nota diffusa dal Quirinale al termine dell'incontro tra Giorgio Napolitano e Mario Monti.
Il Presidente del Consiglio accerterà quanto prima se le forze politiche che non intendono assumersi la responsabilità di provocare l'esercizio provvisorio - rendendo ancora più gravi le conseguenze di una crisi di governo, anche a livello europeo - siano pronte a concorrere all'approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio. Subito dopo il Presidente del Consiglio provvederà, sentito il Consiglio dei Ministri, a formalizzare le sue irrevocabili dimissioni nelle mani del Capo dello Stato.

DIMISSIONI DOPO LEGGE DI STABILITÀ Dimissioni irrevocabili dopo l'approvazione della legge di stabilità e, contemporaneamente, un duro atto di accusa al Pdl che ha «reso impossibile proseguire» l'attivita dell'esecutivo. La parole del premier Mario Monti dopo il faccia faccia con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano suscitano l'immediata reazione dei partiti ed in particolare dei leader che, dalla caduta del governo Berlusconi, hanno sostenuto il Professore.
BERSANI E CASINI: SÌ ELEZIONI A FEBBRAIO Si schierano al fianco del premier sia Pier Luigi Bersani che Pier Ferdinando Casini, entrambi favorevoli all'ipotesi di anticipare le elezioni a febbraio per evitare due mesi logoranti di campagna elettorale. La mossa di Monti è giudicata da Bersani come «un atto di dignità» che il Pd «rispetta profondamente». Le parole più dure il segretario democratico le riserva al Pdl bollato come «irresponsabile» e colpevole di aver «tradito l'impegno assunto un anno fa davanti al Paese». Bersani conferma la disponibilità ad accelerare i tempi dell' approvazione della legge di stabilità. Ragionamenti che confermano la volontà dei democratici di anticipare le urne il più possibile, anche a Febbraio, come ormai auspica anche il professore. Pronto alla sfida è anche Pier Ferdinando Casini che via twitter osserva: «Chi pensava di costringere Monti a galleggiare ora è servito». Plaude a Monti anche il presidente della Camera Gianfranco Fini: «La decisione di dimettersi gli fa onore. Dimostra altro senso di responsabilità delle Istituzioni».
TONI DURI DAL PDL Dura invece la reazione a caldo del Pdl. Daniela Santanche parla «di prima vittoria del Cavaliere» mentre da palazzo Madama ad alzare i toni sono alcuni senatori che accusano Monti di una «grave scorrettezza» perché - dicono - ha governato soprattutto grazie a noi». Usa parole diverse Alfano che dei tre leader è quello che parla per ultimo. Il segretario pidiellino non arretra di un millimetro confermando la linea decisa con Berlusconi: «Siamo prontissimi a votare la legge legge di stabilità in tempi strettissimi. Anche qui sta la nostra responsabilità». L'affondo è per il leader del Pd invitato a «sospendere i toni da campagna elettorale in un momento così delicato». Certo, l'idea di anticipare il voto (nonostante il Cavaliere sia stato uno degli sponsor di questa opzione) costringe il Pdl ad organizzarsi in modo più rapido ma, soprattutto, nel partito si ragiona su quale sarà la contr'offensiva che adotterà il Cavaliere.

MONTI: "NON MI FACCIO MONTI IMPALLINARE" Dietro la decisione di Mario Monti di dimettersi una volta verificata la possibilità di approvare quanto prima la legge di stabilità, c'è la volontà di non farsi ulteriormente «impallinare, nè logorare». È quanto riferiscono fonti che hanno potuto parlare con il presidente del Consiglio, dopo il colloquio al Quirinale. Le stesse fonti, interrogate in merito alla possibilità che il premier scenda direttamente in campo nella campagna elettorale, magari con una propria lista, rispondono: «Su questo ancora nessuna decisione è stata presa». Facendo capire che una riflessione è in corso.
Il presidente, spiega una fonte che ha potuto parlargli, «ha ritenuto che il discorso di Alfano alla Camera rappresentasse un netto cambio di posizione rispetto alla linea sin qui tenuta dal Pdl». In particolare Monti non ha gradito per nulla la parte sui danni che, a detta del segretario pidiellino, le misure del governo hanno avuto sull'economia: «Il premier non poteva accettare che si dicesse che il debito è salito, così come la disoccupazione, le tasse, l'inflazione; accusando il governo di aver fatto nel contempo diminuire la crescita e i consumi», spiega una fonte di governo. Per Monti si è trattato di un «atto di sfiducia» vero e proprio sull'agenda portata avanti dall'esecutivo. Per tale ragione, riferisce la stessa fonte, il capo del governo ha ritenuto doveroso fare un «atto politico forte e di discontinuità» che sancisse come la posizione «attuale» del Pdl, che è 'in contrasto con quanto finora sostenuto« fosse incompatibile con la prosecuzione di un leale rapporto di fiducia. Quanto al futuro del premier, le fonti interpellate mantengono il massimo riserbo. Ma l'ipotesi di un ingresso in politica non viene esclusa. Anzi, secondo almeno due di loro, il premier sta tuttora riflettendo sulla possibilità di promuovere in prima persona una lista elettorale. «Quella riflessione - si spiega - non è ancora terminata. Ma su questo non diciamo niente, vedremo nei prossimi giorni...».

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