giovedì 7 febbraio 2013

TAGLI ALLA SANITÀ, SCIOPERANO I MEDICI: "IL 12 FEBBRAIO NIENTE PARTI"



ROMA - Camici bianchi a braccia conserte. Accadrà martedì 12 febbraio, ma non è uno scherzo di Carnevale. Perchè la categoria dei medici chirurghi si sente più che mai sotto tiro, anzi nel mirino di tutti: opinione pubblica, politici “allegri” per decenni ma che ora fanno la faccia truce e minacciano tagli ai finanziamenti, magistratura. Anzi, è proprio il contenzioso giudiziario a far agitare la categoria, dalle Alpi alla Sicilia.
Così martedì prossimo saranno garantite soltanto le prestazioni indispensabili e urgenti nei confronti dei pazienti, mentre non si eseguiranno le attività programmate. Quindi sarà un giorno da “no parti“.
Ma è proprio così compromesso il rapporto medico-paziente? Tutt’altro. Sul banco degli imputati, i medici italiani collocano invece giornali e tv, ma anche coloro che spingono le presunte vittime di casi di malasanità a tentare sistematicamente la strada del risarcimento economico e della condanna giudiziaria. Così ora i medici hanno deciso di afferrare l’ascia di guerra al posto del bisturi, facendo le pulci all’intero sistema e puntando l’indice sulle «campagne di disinformazione che fanno apparire il medico come l’unico colpevole di una realtà fortemente distorta perché male amministrata da politici e manager voluti dagli stessi politici. Qualcuno ha idea di quante migliaia di pazienti, ogni giorno, vengono trattati con successo in tutte le sale operatorie italiane?».
La controffensiva punta allora a citare studi, sondaggi, elaborazioni di dati ufficiali attraverso cui evidenziare come il rapporto medico-paziente sia in realtà buono. All’84,7% degli italiani sta bene l’attuale sistema sanitario pubblico, l’86,7% si dice soddisfatto delle cure ricevute ed il 94,1% sarebbe pronto a tornare nella stessa struttura ospedaliera in caso di ulteriori problemi di salute. I pazienti lamentano liste d’attesa troppo lunghe (74,5%) e procedure d’accesso ai servizi peggiorate (60,2%9, ma promuovono i medici ed il loro operato nell’85% dei casi. E allora?
Da rileggere, forse, pure i dati relativi ai conteziosi. Che indubbiamente aumentano, costringendo medici e strutture pubbliche a pagare sempre più in polizze assicurative (600 milioni all’anno), ma che sono in gran parte ascrivibili ad ospedali e strumentazioni inadeguati. Se è vero che più del 98% delle cause legali intentate dai pazienti per lesioni e omicidi colposi, si conclude con un’archiviazione. E che, nel 2011, i presunti errori medici accertati dall’apposita Commissione parlamentare d’inchiesta sono stati 26.470 su 23 milioni di prestazioni sanitarie.
Eppure, soprattutto alla figura del chirurgo vengono ascritte il 40-50% delle cause per danni (che sono in continuo aumento nel nostro Paese), a differenza defli altri Paesi europei dove il contenzoso è pari a circa il 10% di quanto registrato in Italia. Terribile l’accusa che parte dai sindacati dei camici bianchi: «La caccia all’errore medico è spasmodicamente quotidiana, senza istruttoria né contraddittorio». Un braccio di ferro che, per ora, diventa sciopero.

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