TORINO - Un cuore in volo dalla Grecia all'Italia, per salvare la vita del piccolo Nicola. È
durato tutta la notte, all'ospedale Regina Margherita di Torino,
il trapianto di cuore sul bimbo di 18 mesi, affetto da cardiomiopatia
dilatativa e legato dallo scorso dicembre al cuore artificiale. Donatore
un suo coetaneo deceduto a Patrasso. «Nicola è in
condizioni stabili e molto soddisfacenti», dice nelle prime ore del
mattino il professor Carlo Pace Napoleone, che lo ha operato con la sua
equipe di Cardiochirurgia per nove ore e mezza consecutive. La prognosi, però, rimane riservata, come da prassi in questi casi.Nicola ha ricevuto in dono una nuova vita, grazie al gesto di generosità estrema della famiglia di Patrasso e dopo una lunga storia di angoscia, vissuta dai genitori e da tutta la sua famiglia. Di madre russa e papà genovese, il piccolo era in lista trapianti urgenti già da un anno. Nel mese di novembre era stato necessario fornirgli assistenza cardiorespiratoria, con il sistema ECMO, a causa di un'infezione intercorrente. Ma il peggiorare delle sue condizioni aveva imposto, all'inizio del mese di dicembre, l'impianto del cuore artificiale. Da allora era ricoverato al Regina Margherita, legato a una macchina, in attesa di un nuovo organo, la sola cosa che avrebbe potuto salvargli la vita. Al suo fianco, ogni giorno, la mamma e la nonna. Il papà, lavorando su navi da crociera, è costretto a lunghe trasferte.
«Già nella mattinata di ieri era arrivata a Torino la segnalazione della disponibilità del cuore - spiega ancora il cardiochirurgo Pace Napoleone - e si è attiva la procedura per giungere al trapianto». L'equipe torinese è volata in serata in Grecia, poi ha fatto più di un'ora di auto per arrivare a Patrasso, espiantare l'organo e poi compiere il percorso inverso, fino a Torino. «Con i medici dell'Ospedale Universitario di Patrasso - aggiunge Pace Napoleone - c'è stata grande collaborazione. E mi ha colpito - aggiunge - che i genitori del bimbo deceduto abbiano voluto conoscere e ringraziare i chirurghi arrivati dall'Italia per l'espianto». L'intervento, il secondo del genere nell'ultimo mese su un paziente tanto piccolo al Regina Margherita, dopo quello che ha salvato la piccola Emma, è tecnicamente riuscito. Ora bisogna soltanto aspettare.
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