Bufera droga su Mediaset e personaggi noti della televisione: un blitz dei carabinieri ha smantellato uno dei più grandi giri dello spaccio della movida milanese,
in cui sarebbe implicata l'azienda di Cologno Monzese. Le indagini
guidate dal colonnello Antonino Bolognani hanno scovato un laboratorio a
Cassina de' Pecchi, alle porte di Milano, finanziato con i proventi
della cocaina che importavano dal Sud America tramite via aerea o
container e dove grosse partite di rivoltelle giocattolo venivano
trasformate in armi vere. Ventidue gli uomini arrestati tra italiani,
albanesi e sudamericani, contro cui Mediaset chiede di costituirsi parte
lesa.
A compromettere molte celebrità ci sarebbero infatti delle
intercettazioni telefoniche di Marco Damiolini, secondo gli inquirenti
il boss dell'organizzazione: "Non posso dargli neanche la merda a
quelli di Mediaset. Io lo so già come son fatti quelli... quelli mi
portano via trenta grammi a botta. Mo' ti dico una cosa, guarda che
Mediaset... se ti blindano se la cantano. È normale". E sempre ad un amico Damiolini avrebbe tirato fuori i nomi di Paola Barale e Maurizio Costanzo: "L'amico
mio ha preso 12 anni di galera perché lavorava con Maurizio Costanzo.
Lui gli dava la barella (la cocaina, Ndr) alla Barale, a Costanzo, ad
ogni Buona Domenica. Gli dava due etti e mezzo. Gliela pagavano profumata proprio".
Sarebbe quindi il trentacinquenne milanese ad aver intrattenuto
direttamente i rapporti con "quelli" di Mediaset e ad aver gestito le
partite di droga. Oltre al suo arresto figura indagato anche un
dipendente della Sea, la società milanese che gestisce gli aeroporti,
che avrebbe permesso l'elusione dei controlli all'aeroporto di Milano
Linate; a occuparsi invece del traffico d'armi era l'albanese Klodian
Rrodha, che comprava le pistole giocattolo per 60-80 euro l'una e le
rivendeva almeno a 350 euro.

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