"Gli dissi di dire sempre la verità" dice la criminologa Roberta Bruzzone al processo
A riaprire uno spiraglio sul caso Sarah Scazzi è la
criminologa Roberta Bruzzone, ex consulente del collegio difensivo di
Michele Misseri, che davanti alla corte di assise di Taranto ha riferito
un dialogo avuto con l’uomo di Avetrana il 5 novembre del 2010.
COLPA DI SABRINA - “Stavamo parlando in maniera
generica di Sarah. Si fermò, scoppiò a piangere e guardandomi disse:
‘Non ho ucciso Sarah, io ero sulla sdraia, è stata Sabrina’. A quel
punto interrompemmo il colloquio e chiedemmo a Michele Misseri se
intendeva parlare con i magistrati”. Così “zio Michele” scaricava sulla
figlia Sabrina l’omicidio della nipote. Ma la sua versione ha subito più
cambiamenti col passare del tempo.
LE VERSIONI - “Mi confrontai con Misseri – ha
sottolineato la criminologa – e mi feci descrivere il contesto
familiare, che tipo di rapporto avesse con le figlie, che tipo di vita
svolgeva. Poi entrammo nel merito di quello che accadde il 26 agosto.
Lui era tornato ad autoaccusarsi dell’omicidio, ma all’improvviso cambiò
espressione e disse che non era stato lui ad uccidere Sarah. Chiamammo i
magistrati e nel frattempo cambiammo completamente argomento. Se non
ricordo male, alle 15.32 comincio’ l’interrogatorio’. La Bruzzone ha
ricordato che il giorno dopo partecipò, insieme con l’avv. Galoppa,
primo difensore di Michele Misseri, con i magistrati e con la polizia
giudiziaria ai sopralluoghi nel garage della villetta di via Deledda, e
al pozzo dove era stato nascosto il cadavere di Sarah. In quella
circostanza Michele Misseri fece ritrovare un mazzo di chiavi su un
albero. ”Poi – ha osservato la criminologa – incontrai Misseri
nuovamente il 18 novembre, alla vigilia dell’incidente probatorio”. Il
pm Buccoliero ha chiesto se il detenuto avesse cambiato atteggiamento.
“Al contrario. Era – ha detto l’ex consulente della difesa di Misseri –
talmente consapevole dell’importanza di questo appuntamento che di sua
spontanea volontà chiese alla direzione del carcere di inibire le visite
dei familiari. Fu lui a decidere, non ci furono pressioni. Preferiva
stare da solo e riflettere”. A domanda specifica, Bruzzone ha poi negato
di aver mai consigliato a Michele Misseri di accusare la figlia o di
fare riferimento a un gioco finito male. “Gli dissi di dire sempre la
verità, non di fare un percorso a rate”. (Ansa)
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