BOLOGNA - Sono necessarie ancora ulteriori nuove indagini nella vicenda
della bambina bolognese di 11 anni morta nell'agosto 2009 a causa di un
tumore al cervello dopo che, per circa tre anni, aveva accusato -
secondo la denuncia dei genitori - forti mal di testa, problemi di
equilibrio e disturbi alla vista senza che nessuno le diagnosticasse la
malattia che poi la uccise. A decidere per la seconda volta altri
accertamenti il Gip di Bologna Mirko Margiocco, dopo che il Pm Enrico
Cieri aveva chiesto - per due volte - l'archiviazione, a cui avevano
presentato opposizione i genitori della bambina, due impiegati
quarantenni bolognesi, assistiti dagli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio
Petroncini. Nell'inchiesta che era stata aperta da Cieri erano indagati
quattro medici per l'ipotesi d'accusa di omicidio colposo: la pediatra
che seguiva la piccola fin dalla nascita, un otorino, un oculista e una
neuropsichiatra. Tutti, tranne la pediatra, medici specialistici
convenzionati con l' Ausl di Bologna e in servizio all'ospedale
Sant'Orsola. In tutto questo periodo, avevano riferito i genitori,
nessuno pensò di far eseguire una tac nonostante le continue
sollecitazioni dei familiari dovute ai malesseri patiti dalla ragazzina.
Anzi, spiegarono gli avvocati che assistono i genitori, i medici
liquidarono la vicenda come un tentativo della paziente di attirare
l'attenzione e invitarono i familiari a non essere troppo apprensivi.
Quando la vicenda emerse la Ausl difese i medici sottolineando che era
«difficile stabilire nel 2005» che le manifestazioni della malattia
fossero riferibili alla esistenza di una patologia tumorale, tanto più
in considerazione della particolare aggressività e rapidità di sviluppo
di alcune forme neoplastiche del cervello.
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