MILANO - Giampiero Mughini non ci sta. Non trova giusto
pagare tasse e vitalizi o versare contributi per finanziare gli
esodati. Il giornalista si sfoga su "Libero": «Il punto è che una pensione
da tremila o quattromila o seimila euro lordi mensili non è un regalo
che lo Stato ha elargito a gente raccomandata da una loggia massonica. È
un reddito procrastinato che il pensionato si è pagato lira per lira,
ricongiungimento per ricongiungimento, con l’eventuale riscatto della
laurea, con l’eventuale versamento dei contributi previdenziali quando
era disoccupato. Lira dopo lira, questo è il mio caso di pensionato che
arriva a circa 6.000 euro lordi mensili. I cui relativi contributi avevo
pagato tutti per più di trent’anni e senza mai godere di un qualche
“scivolo” o “rega – lo” o sconto qualsiasi. Pagati tutti su uno stipendio
che era elevato (non elevatissimo) dato che nel mio mestiere di
giornalista in un giornale di punta non ero l’ultimo cretino del
bigoncio. Pagati quando lavoravo le domeniche o le festività, i giorni
in cui sono tantissimi gli italiani che vanno sulle spiagge ad
abbronzarsi. Pagati all’Enpals quando andavo a
chiacchierare in tv, e anche se quelli erano contributi che rendevano
meno perché si trattava di una pensione supplementare. Ecco come s’è
venuta a formare quella cifra maestosa di 3.600 euro netti al mese su
cui non vorrei che mi rompeste i coglioni, cari amici del governo. A me
come ai tanti che stanno alla mia latitudine professionale. Ossia di
gente che ha fatto bene per 30 o 40 anni un lavoro limpido su cui ha
pagato tutti i balzelli che c’erano da pagare, e che dal quel lavoro ha
ricavato un reddito procrastinato che si chiama pensione. Chiaro o no?».
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