TORINO - Avrebbe dovuto scegliere, con i pochi soldi rimasti della cassa
integrazione, se investirli nella cura per la sua bambina malata di
leucemia o pagare l'affitto della casa. Ha scelto la prima opzione. Ha
deciso di curare la figlia ed è stata sfrattata per morosità. Riassume
così la sua storia una mamma di Volvera, nel torinese, Antonia Burgio,
ormai soprannominata madre coraggio. Questa mattina alle 11, quando è
arrivato l'ufficiale giudiziario per applicare lo sfratto esecutivo, è
riuscita ad ottenere solo una proroga, ma entro il 4 luglio dovrà
cercarsi una nuova abitazione. La fotografia sua e della sua bambina,
che ora ha cinque anni e si è ammalata quando ne aveva due, corre sul
web assieme al carico di dolore ma anche di solidarietà che ha
suscitato. Subito si è costituito un comitato di mamme che ha diffuso
gli estremi di un conto corrente per la raccolta fondi. La storia di
Antonia inizia tre anni fa quando scopre che la sua bambina, è malata.
Un colpo durissimo a cui si aggiunge la rottura della relazione con il
papà della piccola. La donna,che lavorava nell'azienda del padre del suo
compagno, viene messa in cassa integrazione e di lì a pochi mesi
licenziata. Licenziamento che viene ritenuto illegittimo dall'avvocato
della Cgil di Pinerolo che proprio domani depositer… davanti al giudice
del lavoro una richiesta di revoca del licenziamento. Intanto lei ha
tirato avanti con 800 mila euro al mese che, con una bambina ammalata, e
senza un lavoro, sono del tutto insufficienti. Non tali -lei spiega -
da permettersi il «lusso» di pagare l'affitto. Un anno di morosità ed è
scattato lo sfratto. Adesso tutto è nelle mani del giudice del lavoro
che potrebbe farla rientrare al lavoro e dell'umana solidarietà che di
fronte a una bimba ammalata e della sua mamma potrebbe trovare una
soluzione che comunque non le metta in mezzo a una strada.
Nessun commento:
Posta un commento