REGGIO CALABRIA- Tragedia nel Reggino. Tre persone, Reno
Borgese di 48 anni, e Antonio e Francesco Borgese, di 27 e 21 anni,
rispettivamente padre e figli, sono state uccise a colpi d'arma da fuoco
a Rizziconi, centro della piana di Gioia Tauro. Sulla dinamica del
triplice omicidio indaga la polizia di stato che sul movente non esclude alcuna ipotesi.
L'OMICIDIO l triplice omicidio è avvenuto la notte scorsa in una piazzetta davanti le scuole elementari del paese. Per uccidere Reno Borgese e i due figli è stata usata un'arma da fuoco, un fucile o una pistola. Sul posto si sono recati gli agenti della Mobile di Reggio Calabria e del commissariato di Gioia Tauro.
LA PISTA DELLA POLIZIA Col passare delle ore si fa sempre più concreta negli investigatori l'idea che all'origine del triplice omicidio compiuto la notte scorsa a Rizziconi ci sia stata una lite per motivi banali e la polizia sta già seguendo una pista. Remo Borgese ed i figli, infatti, non solo erano incensurati, ma nei loro confronti non è mai emerso alcunchè che potesse farli ritenere contigui ad ambienti criminali.
LE INDAGINI Una vasta macchia scura a testimonianza del sangue già lavato e altre tracce di sangue a macchie per una cinquantina di metri, segno di un disperato tentativo di fuga. Sono l'unica testimonianza rimasta della strage compiuta la notte scorsa a Rizziconi, nella quale sono stati uccisi Remo Borgese ed i figli Antonio e Francesco ed è stato ferito il nipote dell'uomo, Antonino. Teatro della strage uno spiazzo delimitato da un muretto in cemento realizzato accanto alla strada provinciale che unisce le varie frazioni di Rizziconi. Stamane sul luogo del triplice omicidio c'erano due pattuglie della polizia a presidiare la zona. Nessun curioso, nessun passante. Solo alcuni automobilisti che, attratti dalla presenza della polizia, rallentano e poi se ne vanno. Le uniche presenze sono quelle di quattro lavoratori extracomunitari che parlano tra loro ad un centinaio di metri dal teatro della strage. Sulla piazzetta l'unico ritrovo una baracca adibita a bar in occasione della festa di San Rocco che si è svolta proprio in questo luogo dal 16 al 19 agosto e che ieri era chiusa. A meno di 50 metri c'è l'abitazione della famiglia Borgese, una villetta a due piani di cui il piano superiore è ancora da ultimare e con i mattoni a vista, chiusa da una recinzione e alla quale si accede attraverso un cancello in ferro. Tutte le finestre stamane erano chiuse. Anche a Rizziconi, in paese, poca gente per le strade con la vita che sembra scorrere normalmente. Il sindaco, Giuseppe Di Giorgio, ha proclamato il lutto cittadino in occasione dei funerali. «Conoscevo molto bene le vittime - dice - e ricordo una famiglia dedita al lavoro e ricca di valori morali come sono i veri calabresi». Remo Borgese ed i figli erano titolari di una carrozzeria con soccorso stradale e di un'agenzia di assicurazioni.
L'OMICIDIO l triplice omicidio è avvenuto la notte scorsa in una piazzetta davanti le scuole elementari del paese. Per uccidere Reno Borgese e i due figli è stata usata un'arma da fuoco, un fucile o una pistola. Sul posto si sono recati gli agenti della Mobile di Reggio Calabria e del commissariato di Gioia Tauro.
LA PISTA DELLA POLIZIA Col passare delle ore si fa sempre più concreta negli investigatori l'idea che all'origine del triplice omicidio compiuto la notte scorsa a Rizziconi ci sia stata una lite per motivi banali e la polizia sta già seguendo una pista. Remo Borgese ed i figli, infatti, non solo erano incensurati, ma nei loro confronti non è mai emerso alcunchè che potesse farli ritenere contigui ad ambienti criminali.
LE INDAGINI Una vasta macchia scura a testimonianza del sangue già lavato e altre tracce di sangue a macchie per una cinquantina di metri, segno di un disperato tentativo di fuga. Sono l'unica testimonianza rimasta della strage compiuta la notte scorsa a Rizziconi, nella quale sono stati uccisi Remo Borgese ed i figli Antonio e Francesco ed è stato ferito il nipote dell'uomo, Antonino. Teatro della strage uno spiazzo delimitato da un muretto in cemento realizzato accanto alla strada provinciale che unisce le varie frazioni di Rizziconi. Stamane sul luogo del triplice omicidio c'erano due pattuglie della polizia a presidiare la zona. Nessun curioso, nessun passante. Solo alcuni automobilisti che, attratti dalla presenza della polizia, rallentano e poi se ne vanno. Le uniche presenze sono quelle di quattro lavoratori extracomunitari che parlano tra loro ad un centinaio di metri dal teatro della strage. Sulla piazzetta l'unico ritrovo una baracca adibita a bar in occasione della festa di San Rocco che si è svolta proprio in questo luogo dal 16 al 19 agosto e che ieri era chiusa. A meno di 50 metri c'è l'abitazione della famiglia Borgese, una villetta a due piani di cui il piano superiore è ancora da ultimare e con i mattoni a vista, chiusa da una recinzione e alla quale si accede attraverso un cancello in ferro. Tutte le finestre stamane erano chiuse. Anche a Rizziconi, in paese, poca gente per le strade con la vita che sembra scorrere normalmente. Il sindaco, Giuseppe Di Giorgio, ha proclamato il lutto cittadino in occasione dei funerali. «Conoscevo molto bene le vittime - dice - e ricordo una famiglia dedita al lavoro e ricca di valori morali come sono i veri calabresi». Remo Borgese ed i figli erano titolari di una carrozzeria con soccorso stradale e di un'agenzia di assicurazioni.
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