BOLOGNA - È morta a 54 anni al Policlinico Sant'Orsola di Bologna due giorni dopo un intervento di asportazione, per errore, di un rene sano.
Era il 27 settembre del 2007. Oggi il Pm Francesco Caleca ha chiesto al
giudice monocratico di Bologna Benini la condanna di tre medici e un
tecnico di radiologia imputati per la morte di Daniela Lanzoni. Il Pm ha chiesto l'assoluzione per un quinto imputato, un altro medico, per non aver commesso il fatto.
Il processo continuerà il 29 ottobre quando termineranno gli interventi delle difese, la sentenza è prevista in una successiva udienza di novembre. Caleca ha chiesto per l'omicidio colposo la condanna ad un anno e 4 mesi, con le generiche, per il tecnico di radiologia Stefano Chiari, il medico radiologo Maria Cristina Galaverni, il medico urologo Paola Bacchetti e per il primario di urologia del policlinico Sant'Orsola di Bologna Giuseppe Severini. Per quest'ultimo il Pm ha chiesto anche una condanna per falso in atto pubblico a otto mesi, chiedendo in pratica due anni. L'assoluzione è stata chiesta per l'aiuto di Severini, Alberto Benati. Era già stata definita nel gennaio 2009 la posizione di un sesto imputato, Giuseppe Corrado, urologo, che ha patteggiato una pena a un anno e otto mesi per le accuse di omicidio colposo e falso.
CARTELLA MODIFICATA Il medico avrebbe modificato la cartella clinica di Daniela Lanzoni dopo la morte. L'intervento venne fatto sulla base di una diagnosi sbagliata dovuta all'attribuzione di un referto e di una tac appartenenti in realtà ad un'altra donna, con lo stesso cognome, ma più anziana di 32 anni. Secondo la ricostruzione fatta fu una catena di errori, prima e dopo l'intervento, a portare alla morte della donna. In pratica ogni indagato commise un segmento di errore, comunque senza comunicare con gli altri.
LA DIFESA: "ASSOLUZIONE" Le difese intervenute oggi - avv.Gaetano Insolera per Bacchetti, avv.Giuseppe Giampaolo per Severini e avv.Guido Magnisi per Chiari - hanno chiesto l'assoluzione per i loro assistiti. Intervenuto anche l'avv.Mariano Rossetti per l'azienda Sant'Orsola. L'avv.Magnisi, nella sua arringa, riguardante il tecnico di radiologia, ha negato qualunque rapporto di nesso di causalità tra l'errore di schedatura immagini e l'evento decesso, in quanto - a suo parere - è ormai chiarito che in sala operatoria, in orario utile per evitare l'intervento, c'erano le immagini corrette sul web riferibili a Daniela Lanzoni.
Il processo continuerà il 29 ottobre quando termineranno gli interventi delle difese, la sentenza è prevista in una successiva udienza di novembre. Caleca ha chiesto per l'omicidio colposo la condanna ad un anno e 4 mesi, con le generiche, per il tecnico di radiologia Stefano Chiari, il medico radiologo Maria Cristina Galaverni, il medico urologo Paola Bacchetti e per il primario di urologia del policlinico Sant'Orsola di Bologna Giuseppe Severini. Per quest'ultimo il Pm ha chiesto anche una condanna per falso in atto pubblico a otto mesi, chiedendo in pratica due anni. L'assoluzione è stata chiesta per l'aiuto di Severini, Alberto Benati. Era già stata definita nel gennaio 2009 la posizione di un sesto imputato, Giuseppe Corrado, urologo, che ha patteggiato una pena a un anno e otto mesi per le accuse di omicidio colposo e falso.
CARTELLA MODIFICATA Il medico avrebbe modificato la cartella clinica di Daniela Lanzoni dopo la morte. L'intervento venne fatto sulla base di una diagnosi sbagliata dovuta all'attribuzione di un referto e di una tac appartenenti in realtà ad un'altra donna, con lo stesso cognome, ma più anziana di 32 anni. Secondo la ricostruzione fatta fu una catena di errori, prima e dopo l'intervento, a portare alla morte della donna. In pratica ogni indagato commise un segmento di errore, comunque senza comunicare con gli altri.
LA DIFESA: "ASSOLUZIONE" Le difese intervenute oggi - avv.Gaetano Insolera per Bacchetti, avv.Giuseppe Giampaolo per Severini e avv.Guido Magnisi per Chiari - hanno chiesto l'assoluzione per i loro assistiti. Intervenuto anche l'avv.Mariano Rossetti per l'azienda Sant'Orsola. L'avv.Magnisi, nella sua arringa, riguardante il tecnico di radiologia, ha negato qualunque rapporto di nesso di causalità tra l'errore di schedatura immagini e l'evento decesso, in quanto - a suo parere - è ormai chiarito che in sala operatoria, in orario utile per evitare l'intervento, c'erano le immagini corrette sul web riferibili a Daniela Lanzoni.
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