lunedì 1 ottobre 2012

PRECARI, I CONTI NON TORNANO: SEMPRE PIÙ GIOVANI E POVERI, SENZA PROSPETTIVE FUTURE



ROMA - Poveri precari. Un posto di lavoro ballerino e uno stipendio più basso quasi del 30% rispetto a quello dei lavoratori dipendenti. La fotografia scattata dall'Isfol sulle retribuzioni dei lavoratori atipici mostra ancora una volta che la flessibilità in Italia non è di casa.
Anziché guadagnare di più rispetto a chi ha il posto fisso, i lavoratori a tempo, nel 2011, hanno registrato un salario medio di 945 euro, appena un euro in più rispetto all'anno precedente.
Una bella differenza (28 per cento in meno) rispetto al reddito da lavoro netto di un dipendente a tempo indeterminato, pari a 1.313 euro. Né le retribuzioni precarie crescono con l'anzianità: se i 15-24enni guadagnano 834 euro, i 35-44enni guadagnano poco più di 900 euro. Per le posizioni permanenti, tutta un’altra storia: si parte dai 926 euro dei giovanissimi per arrivare a sfiorare, con l'anzianità, quota 1.500 euro.
Il divario fra busta paga dei precari e quella dei dipendenti a tempo indeterminato, inoltre, continua a crescere di anno in anno. Confermata poi l'enorme diffusione dei contratti atipici fra i giovani: gli under-35 rappresentano oltre il 50% del lavoro precario, anche se si contano ormai circa un milione di dipendenti «a scadenza» con più di 35 anni. Sempre con uno stipendio mensile inferiore ai 1.000 euro.

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