venerdì 16 novembre 2012

CON LA CRISI È VIETATO AMMALARSI: TAGLI ALLA SANITÀ, LISTE D'ATTESA, FARMACI CARI

 
ROMA - La difficoltà d’accesso ai servizi sanitari, dovuta in larga parte all’aumento dei costi e al ridimensionamento dei servizi e prestazioni, i
disagi nei settori delle emergenze-urgenze, le carenze nell’assistenza territoriale, le spese per l’acquisto di farmaci, gli ostacoli nel campo dell’invalidità civile e dell’handicap (dal 10,3% al 13,5%). In lieve miglioramento invece i presunti casi di errori medici (al 16,3% rispetto al 18,5% del 2010) e le liste di attesa. E’ il quadro che emerge dal Rapporto PIT Salute del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, presentato a Roma.
Il Rapporto si basa sulle 26.470 segnalazioni dei cittadini, gestite nel 2011. Il titolo di quest’anno è “Servizio sanitario nazionale e cittadini: lo Stato (A)Sociale” e sembra condensare il sentito principale della popolazione, «alle prese con la riduzione delle risorse, piani di rientro delle Regioni dissestate e effetti dei molteplici tagli lineari alla sanità», dice Giuseppe Scaramuzza, coordinatore nazionale TDM. Le difficoltà di accesso ai servizi subiscono un deciso incremento rispetto allo scorso anno (dal 9,7% al 10,8%); il 51,4% delle segnalazioni descrive l’impossibilità di usufruire di servizi sanitari adeguati. La seconda voce riguarda il carico economico sostenuto dalle famiglie a causa dell’introduzione di ticket sanitari. Difficoltà si segnalano anche per l’accesso alla documentazione sanitaria (balzo dal 13,1% al 17,2%) e all’assistenza di base. «Si fanno grandi tagli alla sanità e i cittadini vedono che mancano i servizi – afferma Claudio Cricelli, presidente medici SIMG - Il tentativo di offrire nuove cure primarie, per compensare i minori servizi, richiede anni mentre i tagli ci sono oggi».
Passano dal 7,2% al 7,4% anche le segnalazioni per l’assistenza ospedaliera. In chiaroscuro quelle per le liste d’attesa che, se nel complesso in lieve flessione (15,4% rispetto al 16%), hanno ancora alte percentuali nell’ambito dell’oncologia (20,4%) e oculistica (18,5%).

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