GENOVA - Perchè abbia scelto di morire così, buttandosi dalla finestra della sua camera per schiantarsi sul marciapiede davanti a una palazzina nel quartiere di Begato, ponente genovese, ancora nessuno lo sa. Ma lo ha fatto, e aveva appena 16 anni.
È morta così, poco prima delle 7, per i traumi provocati dalla caduta
libera da circa 10 metri d'altezza mentre suo padre, muratore, dormiva
ancora e sua madre, badante, era già andata a lavorare.
È stato un passante che oggi ha visto quel corpo sul marciapiede avvolto nel pigiama intriso di sangue: ha subito chiamato carabinieri e 118 ma per la ragazza non c'era nulla da fare se non constatare che si trattava di un suicidio. Di origini albanesi, la giovane frequentava un liceo privato, andava bene a scuola. Era figlia unica e dopo 10 anni che viveva in Italia era perfettamente integrata nel tessuto sociale del quartiere. Andava d'accordo con tutti, dicono. E come tutte le ragazze di quell'età qualche volta entrava in conflitto con i genitori. Niente d'importante, ma i vicini hanno detto che qualcuno li aveva sentiti litigare. Ma nulla di più normale, in quella fase dell'adolescenza.
Eppure, ieri, qualcosa dev'essere successo. E poco prima delle 7 del mattino ha scelto di farla finita. Si è arrampicata ancora in pigiama sul davanzale della finestra e si è lasciata cadere. Un volo di 10 metri. Il padre, che dormiva, non si è accorto di nulla e la madre era ormai già al lavoro. Lì la donna è stata raggiunta dai carabinieri che l'hanno informata di quanto era successo: ha avuto un malore ed è stato necessario ricoverarla per accertamenti in ospedale mentre il padre ha dovuto riconoscere il cadavere della figlia. I carabinieri hanno immediatamente avviato le indagini: dopo aver ascoltato i vicini di casa, hanno voluto acquisire il cellulare e il pc della ragazza per leggere gli sms e le mail e infine hanno sentito anche i compagni di scuola e gli insegnanti. Tra i ragazzi, qualcuno ha ricordato la lite col fidanzatino, qualcuno ha aggiunto che per questo era triste. Ma non così triste da uccidersi, forse. Così i carabinieri cercano di scavare nei rapporti tra genitori e figlia, per capire cosa ha portato quella ragazza di 16 anni a farla finita.
È stato un passante che oggi ha visto quel corpo sul marciapiede avvolto nel pigiama intriso di sangue: ha subito chiamato carabinieri e 118 ma per la ragazza non c'era nulla da fare se non constatare che si trattava di un suicidio. Di origini albanesi, la giovane frequentava un liceo privato, andava bene a scuola. Era figlia unica e dopo 10 anni che viveva in Italia era perfettamente integrata nel tessuto sociale del quartiere. Andava d'accordo con tutti, dicono. E come tutte le ragazze di quell'età qualche volta entrava in conflitto con i genitori. Niente d'importante, ma i vicini hanno detto che qualcuno li aveva sentiti litigare. Ma nulla di più normale, in quella fase dell'adolescenza.
Eppure, ieri, qualcosa dev'essere successo. E poco prima delle 7 del mattino ha scelto di farla finita. Si è arrampicata ancora in pigiama sul davanzale della finestra e si è lasciata cadere. Un volo di 10 metri. Il padre, che dormiva, non si è accorto di nulla e la madre era ormai già al lavoro. Lì la donna è stata raggiunta dai carabinieri che l'hanno informata di quanto era successo: ha avuto un malore ed è stato necessario ricoverarla per accertamenti in ospedale mentre il padre ha dovuto riconoscere il cadavere della figlia. I carabinieri hanno immediatamente avviato le indagini: dopo aver ascoltato i vicini di casa, hanno voluto acquisire il cellulare e il pc della ragazza per leggere gli sms e le mail e infine hanno sentito anche i compagni di scuola e gli insegnanti. Tra i ragazzi, qualcuno ha ricordato la lite col fidanzatino, qualcuno ha aggiunto che per questo era triste. Ma non così triste da uccidersi, forse. Così i carabinieri cercano di scavare nei rapporti tra genitori e figlia, per capire cosa ha portato quella ragazza di 16 anni a farla finita.
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