venerdì 23 novembre 2012

SI IMPICCA A 15 ANNI, LA MADRE: "LO HANNO CROCIFISSO, SONO IL MARCIO DEL FUTURO"



ROMA -  «Lo hanno crocefisso come Gesù». Ha le mani che le tremano, la voce rotta ma riesce comunque a lanciare il suo grido di dolore. È una madre che non vuole arrendersi all'idea di aver perso suo figlio. E ora chiede giustizia per quei bulli che lo hanno schernito, deriso, preso in giro, forse la vera causa di quel gesto terribile, di quella sciarpa stretta al collo per dire basta con la vita.

SENSIBILITÀ "ROSA"
Erano in tanti oggi nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura a Roma a portare l'ultimo saluto al 15enne suicida, additato su Facebook come gay. Molti erano suoi coetanei, compagni di classe. E tra questi, forse, anche quei bulli che su Facebook lo deridevano perchè eccentrico. E a questi, che non sono «gli amici veri» ma solo il «marcio del futuro», la madre urla: «Li voglio fuori, lo hanno diffamato, deriso, umiliato». Poi, trattiene le lacrime e continua con la voce tremante: «L'unico colore rosa è quello della sua sensibilità - riferendosi allo 'sfottò virtualè 'il ragazzo dai pantaloni rosà - se fosse stato gay me lo avrebbe detto, senza avere vergogna o pregiudizi. Lui lo sapeva, io c'ero sempre per lui». E spiega: «La foto su Facebook in cui appariva truccato era di carnevale ma lo hanno voluto deridere e farne un mostro. Un profilo diffamante creato da persone cattive».

I FUNERALI
Infine arrivano le lacrime. Quelle che ha trattenuto durante tutto il funerale, forse per non farle vedere all'altro suo figlio, più piccolo che si è stretto a lei per tutto il tempo. «Wèll never find someone like yoù, parafrasando una canzone di Adele, e 'Il silenzio è il nostro dolorè. Queste parole, scritte su due striscioni, hanno accolto la piccola bara marrone al suo arrivo in chiesa. Poi i compagni di classe, stretti in un abbraccio attorno al feretro coperto di rose bianche, hanno ricordato il loro amico scomparso: «Sei un folle - ha detto una di loro leggendo una lettera e fermandosi più volte singhiozzando dal dolore - ma i folli sono sempre i migliori. Avevi delle idee e se provavano a contraddirti eri pronto a sorridere. Nascondevi i tuoi problemi dietro una maschera ed eri una persona speciale che ci ha fatto cambiare idea su molte cose». Poi tra le navate della chiesa sono arrivate le note di un violino suonato da una sua compagna di scuola. E tutti, lacrime agli occhi, hanno ricordato quella vita spezzata dalla violenza degli insulti. «Era un ragazzo dolce, simpaticissimo e originale - racconta il suo istruttore di vela - Mi viene in mente quando mise i suoi vestiti, tutti ordinati, nel frigorifero del bungalow. Lo usò come armadio. Quell'episodio fece ridere tutti...». All'uscita della chiesa a salutare la bara è stato l'applauso di parenti e amici. Non così forte da sovrastare le parole pronunciate della madre: «Non avrò pace finchè non avrò giustizia».

L'IRA SU FACEBOOK
 Il reato non c’è ma la Procura ipotizza l’istigazione al suicidio. Per il popolo del web, invece, è già così. Al punto che la morte di A. S., studente del liceo scientifico Cavour (a pochi metri dal Colosseo) è diventata un simbolo contro l’omofobia e il bullismo. Il liceale amava vestirsi di rosa e metteva lo smalto, non nascondeva la sua omosessualità. E pare che a scuola qualcuno lo prendesse in giro. Un’ipotesi su cui stanno indagando i magistrati. Nella notte di mercoledi scorso il 15enne si è infatti messo una sciarpa attorno al collo, il fratello minore non ha fatto in tempo a salvarlo.
Ma è stato un macabro sfottò su Fb - quello di un presunto falso profilo del “ragazzo dai pantaloni rosa” - a far scatenare migliaia di commenti indignati contro i cyber-bulli, messi subito alla gogna. Fa male male soprattutto l’idea che il ragazzo morto venga denigrato pure ora: «La pagherete spero in qualche modo. L'ignoranza che regna nelle vostre teste ha ucciso un ragazzino di 15 anni e voi ne siete colpevoli al 99%». «Siete il tumore del mondo, il marcio dell'umanità, la sporcizia del genere umano», si legge. la madre su Fb; «Non capiano e non accettiamo». Eppure Anna Paola Concia, deputata del Pd, sostiene che non si tratti di una pagina web fasulla e che pure la scuola è incolpevole: «Ho trascorso due ore con i suoi compagni, sono sconvolti. Ma la pagina su Fb era stata costruita insieme a lui e la sua diversità era accettata in classe». Dalla politica un coro di richieste per la legge sull’omofobia, perfino di una giornata di lutto per una morte che potrebbe avere tanti mandanti morali.

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