giovedì 15 novembre 2012

IN STATO VEGETATIVO DAL 2010, LA MOGLIE IMPLORA: "STAMINALI O EUTANASIA"



CATANIA - In stato vegetativo dopo un banale intervento alla bocca. É la storia di Giuseppe Marletta che dopo aver riportato gravi danni al cervello a seguito di un'operazione è in coma dal 2010.
Da allora la moglie, Irene Sampognaro, ha intrapreso una battaglia per permettere al marito di essere sottoposto a cure a base di staminali mesenchimali, cellule il cui uso per fini terapeutici non è ancora consentito nel nostro Paese.
«É l'unica speranza per Giuseppe», ha dichiarato la donna a TgCom24, «se non mi daranno il permesso chiederò l'eutanasia». La moglie ha espresso tutta la sua rabbia nei confronti delle istituzioni: «Se questo fosse un paese civile mio marito non sarebbe finito in coma per un intervento banalissimo e per di più inutile. E poi avrebbe accesso all'unica cura che forse può migliorare la sua condizione». Giuseppe, infatti era stato sottoposto ad un intervento per rimuovere due punti metallici dalla mandibola inseriti per curare la sinusite e lenire i disturbi che da tempo avvertiva. Ma durante l'operazione ci sono state delle complicazioni e oggi, anche se è ancora vivo, non riesce più a comunicare  e non è più cosciente.

LA BATTAGLIA DELLA MOGLIE
La moglie, che vive con un solo stipendio da insegnante e due figli da mantenere, sta portando avanti una battaglia legale per fare in modo che qualcuno paghi per quanto accaduto a suo marito, ma sta cercando di condurre anche la battaglia per la vita del marito e chiede di sottoporlo a una terapia a base di cellule staminali somministrata dalla Stamina Foundation presso gli Spedali Civili di Brescia. Non è ancora stato possibili iniziare le cure perché il pm di Torino Raffaele Guariniello ha aperto un'inchiesta contro la fondazione bresciana,dopo un'indagine del Ministero della Salute e dell'Aifa, il 5 novembre è arrivato lo stop da parte dell'Istituto superiore di Sanità e dell'Aifa. La terapia è stata considerata pericolosa per la salute e i laboratori dove veniva praticata inadatti.
La donna denuncia anche la totale mancanza di attenzione da parte delle autorità: «Ho scritto al ministro Fazio, all’assessorato alla Salute della Regione Sicilia e al presidente Napolitano che non mi ha mai degnato di risposta. Lo Stato è rimasto indifferente: si proclama in favore della vita ma poi non la tutela».
Ora la donna vuole dare fine a questa situazione e minaccia di ricorrere all'eutanasia: «Giuseppe non avrebbe mai voluto vivere in questo modo. Adesso la sua vita è sospesa in un limbo così come la mia e quella di tutta la famiglia. A volte solo la morte può essere la cessazione della sofferenza».

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