martedì 4 dicembre 2012

GETTÒ IL FIGLIO DI 16 MESI NEL TEVERE: CONDANNA A 30 ANNI PER IL PADRE

 
ROMA  - Al culmine di una lite con la moglie gettò il figlioletto di 16 mesi nel Tevere. Era lo
scorso 4 febbraio. Il cadavere del piccolo fu ritrovato all'altezza di Fiumicino a fine marzo, mentre per il padre, Patrizio Franceschelli, la procura di Roma ha chiesto una condanna a trent'anni di reclusione che il tribunale ha accolto.
La condanna è stata decisa dal Gup del Tribunale di Roma, Adele Rando, al termine di un processo svolto con rito abbreviato. Il pm Attilio Pisani aveva chiesto per l'uomo la stessa pena. Nei suoi confronti l'accusa è di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela.
La decisione è stata accolta con un applauso dai familiari e dall'associazione 'Gli amici di Claudio' che attendevano la sentenza all'esterno dell'aula del gup. Il Tribunale nella scorsa udienza non aveva riconosciuto all'imputato le aggravanti dei futili motivi e dell'efferatezza.
Il corpo del bimbo è riaffiorato dal fiume a fine marzo, a Fiumicino, dopo essere stato avvistato da due giovani. Franceschelli, che non era in aula al momento della sentenza, dopo il drammatico gesto era stato arrestato dai carabinieri.

LEGALE MADRE: GRANDE VITTORIA «È stata una grande vittoria. Il giudice ha riconosciuto che l'imputato ha agito per motivi abietti e futili e per crudeltà». È il commento che Germano Paolini, legale della mamma del piccolo Claudio, alla sentenza con sui il gup ha inflitto 30 anni di carcere a Patrizio Franceschelli. «Sono state accolte le richieste del pm Attilio Pisani - ha spiegato il penalista - e sono state rigettate le richieste di ulteriori perizie psichiatriche».

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