lunedì 14 gennaio 2013

ROMA, LA MADRE DI ALUNNO DISABILE: "NO A BARRIERE ARCHITETTONICHE, AIUTATECI"


ROMA - All'istituto tecnico commerciale “G. da Verrazzano”, a Cinecittà, Simone si trova bene. Lì ci sono i suoi amici di
infanzia, i professori lo stimano e si sente perfettamente integrato, nonostante la distrofia muscolare che da due anni lo costringe a muoversi su una sedie a rotelle.
Oggi ne ha 14 e la mamma racconta con quale entusiasmo Simone riesca a divertirsi con i compagni, a seguire anche le lezioni di matematica, le più difficili, a partecipare come arbitro alle partite giocate in cortile. Un solo grande ostacolo: l’ingresso nell’edificio.
I 7 gradini senza una rampa ad hoc dell'entrata principale impediscono di fatto l'accesso nell’Istituto e Simone è costretto ad entrare dal cancello secondario. «È una soluzione inaccettabile che discrimina mio figlio e crea disagio ai dipendenti scolastici - denuncia Ada Gaito, la mamma - Basterebbe che la Provincia concedesse i fondi per costruire una pedana per disabili, prevista tra l’altro per legge, per evitare tanti inconvenienti». Simone infatti ogni mattina, al suono della campanella, deve attendere che qualcuno vada ad aprire il portone, anche oggi che ha le chiavi per entrare autonomamente: la distrofia, da circa due mesi, ha infatti indebolito pure le braccia e aprire da solo richiede uno sforzo eccessivo. Per non parlare degli imprevisti.
«Una volta durante l'occupazione della scuola mio figlio è rimasto 20 minuti sotto la pioggia - spiega Ada - perchè nel caos non si trovavano più le chiavi». Ma le difficoltà riguardano anche l’accesso alla palestra nel seminterrato: senza un montascale Simone deve uscire dall'edificio, passare per la scuola adiacente e da lì entrare nella sala, perdendo parte della lezione. Così «spesso quando piove tutta la classe rinuncia all’ora di educazione fisica per evitare che il ragazzo si bagni». E la responsabilità, sottolinea la signora «è della Provincia di Roma che deve occuparsi dell'opera. Li abbiamo contattati più volte tramite la scuola e l'associazione Parent project ma hanno sempre risposto di non avere risorse». Come ultima ratio Ada spera di abbattere le barriere architettoniche lanciando un appello che sa di provocazione: «Chiedo un atto di solidarietà. Un privato disposto a costruire pochi metri di pedana a proprie spese».

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