giovedì 21 febbraio 2013

L'OSPEDALE SCRIVE: "LEI HA UN CANCRO". MA LA LETTERA VA AL PAZIENTE SBAGLIATO

 L'ospedale di Senigallia
SENIGALLIA - «Lei ha un cancro». Ma l'ospedale aveva mandato il referto al paziente
sbagliato. E' successo a Senigallia. «Per un errore anagrafico ho creduto di avere il cancro». E' quanto racconta un ex dirigente senigalliese, che si è visto recapitare a casa una lettera dell'Asur in cui gli veniva comunicato di essere malato di cancro: «Non ho creduto ai miei occhi quando ho aperto quella busta - afferma l'ex dirigente - In quell'attimo ho pensato ai miei figli, a mia moglie, alle mie nipotine, perchè, anche se solo per poche ore, ho creduto di avere rimasto poco da vivere ed ho pensato subito alle parole che avrei usato per dirlo a mia moglie».

Nella lettera veniva comunicato l'esito di una biopsia eseguita qualche giorno prima da un omonimo del 65enne: «Nell'anagrafica corrispondeva tutto, il mio codice fiscale, il mio indirizzo, perfino la mia data di nascita». Un errore che ha gettato nel panico il pensionato, che, una volta scongiurato il peggio, ha provveduto mostrare ai suoi familiari la comunicazione ricevuta dall'Asur di Senigallia, dove veniva riportato la consulenza anatomo patologica effettuata presso gli ospedali riuniti di Ancona a seguito di una biopsia.

«Dopo avere letto l'esito, ho subito realizzato di non avere effettuato alcuna biopsia, ma il mio pensiero è andato a qualche mese fa, quando a seguito di un incidente sono stato ricoverato presso l'Ospedale di Senigallia - prosegue l'ex dirigente - Dove durante i 13 giorni di permanenza, mi hanno sottoposto ad una tac ed anche a numerosi accertamenti. Per un attimo non ho escluso che fossi stato sottoposto anche ad un esame istologico. Un'ipotesi remota, come altrettanto remota è quella di un errore anagrafico. Ho guardato e riguardato più volte quella lettera, ma il mio incubo è finito solo quando ho visto che nella descrizione del melanoma maligno, veniva riportata anche la data in cui era stata eseguita la biopsia, data che fortunatamente non aveva nulla a che vedere con il periodo in cui sono stato ricoverato in ospedale».

Il 65enne ha potuto tirare un sospiro di sollievo anche dopo avere chiamato il numero telefonico che veniva riportato nell'intestazione della lettera: «Si sono scusati dicendomi che si trattava di un errore anagrafico - conclude l'ex dirigente - Mi hanno detto di stracciare quella lettera come se niente fosse e che avrebbero proceduto ad avvisare il mio omonimo, con qualche anno in più ma sempre residente in città. Ho comunicato immediatamente l'errore, spero che l'Asur faccia altrettanto. E' assurdo che accadano cose del genere e che la privacy di un malato venga violata in questo modo».

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