Non vuole lavarsi, pettinarsi, uscire di casa o restituire il giocattolo strappato al suo amichetto. Cosa fare quando il bimbo si impunta e comincia la fase dei "no" assoluti
Solitamente inizia dopo i due anni e molti la chiamano "età dei no". No assoluti e non negoziabili
che il bimbo urla con tutta la sua forza, opponendosi il più delle
volte ad ogni proposta di dialogo e non contemplando neppur lontanamente
l'ipotesi di un saggio ripensamento. In fin dei conti perché dovrebbe?
Proprio ora che la sua personalità inizia a prendere forma, facendogli
percepire il senso di avere un'autonomia ed imporre la propria volontà.
Inutile dire che questa fase è fondamentale per lo sviluppo del bambino e che l'atteggiamento di un genitore di fronte ad urla e capricci provocherà inevitabilmente delle conseguenze, sia in termini del rapporto madre/figlio, che sulla personalità stessa del piccolo. Autorevolezza contro autorità: nello sfumato ma fondamentale confine fra queste due parole risiede il fulcro strategico per impostare un rapporto sul dialogo e la spiegazione, per far sì che alle regole, necessarie specie nei primi anni di vita, il bimbo ubbidisca non per paura ma per rispetto.
Calma, fermezza e soprattutto coerenza. Dobbiamo cercare di far capire al bambino perché il suo comportamento è sbagliato, sempre nella stessa maniera. Specialmente quando il bimbo è ancora troppo piccolo per comprendere la logica di certi rimproveri, riuscire ad essere sempre decise su uno stesso comportamento e atteggiamento, ma anche provare a far leva sulla sfera emotiva, è fondamentale. Una trasgressione non può essere concessa una volta e l'altra no, pena la perdita per il piccolo di parametri di riferimento. Anche se siamo stanche e non abbiamo voglia di affrontare i suoi capricci, è importante che ciò che non è stato lascito correre qualche giorno prima, passi invece oggi come inosservato. Non bisogna reprimerli, mortificarli, umiliarli, ma stabilire delle regole che non devono in nessun caso essere infrante. Solo così facendo il divieto non apparirà autoritario, correndo il rischio di generare addirittura la reazione opposta, ovvero un comportamento provocatorio per puro istinto di ribellione a un'imposizione che non si comprende.
Inutile dire che questa fase è fondamentale per lo sviluppo del bambino e che l'atteggiamento di un genitore di fronte ad urla e capricci provocherà inevitabilmente delle conseguenze, sia in termini del rapporto madre/figlio, che sulla personalità stessa del piccolo. Autorevolezza contro autorità: nello sfumato ma fondamentale confine fra queste due parole risiede il fulcro strategico per impostare un rapporto sul dialogo e la spiegazione, per far sì che alle regole, necessarie specie nei primi anni di vita, il bimbo ubbidisca non per paura ma per rispetto.
Calma, fermezza e soprattutto coerenza. Dobbiamo cercare di far capire al bambino perché il suo comportamento è sbagliato, sempre nella stessa maniera. Specialmente quando il bimbo è ancora troppo piccolo per comprendere la logica di certi rimproveri, riuscire ad essere sempre decise su uno stesso comportamento e atteggiamento, ma anche provare a far leva sulla sfera emotiva, è fondamentale. Una trasgressione non può essere concessa una volta e l'altra no, pena la perdita per il piccolo di parametri di riferimento. Anche se siamo stanche e non abbiamo voglia di affrontare i suoi capricci, è importante che ciò che non è stato lascito correre qualche giorno prima, passi invece oggi come inosservato. Non bisogna reprimerli, mortificarli, umiliarli, ma stabilire delle regole che non devono in nessun caso essere infrante. Solo così facendo il divieto non apparirà autoritario, correndo il rischio di generare addirittura la reazione opposta, ovvero un comportamento provocatorio per puro istinto di ribellione a un'imposizione che non si comprende.
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