sabato 12 maggio 2012

PERDE LA PELLE PER COLPA DI UNA RARA MALATTIA.

Bimba di 6 anni curata a Cesena per la sindrome di LYELL

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CESENA - La sua pelle era gravemente danneggiata da una rara malattia, la sindrome di Lyell, ma adesso sta bene ed è potuta tornare dai suoi genitori.  È stata dimessa dal Centro Grandi Ustionati dell'ospedale Bufalini di Cesena una bimba di sei anni, residente nel Ferrarese, che era stata colpita dalla sindrome di Lyell o necrolisi epidermica tossica, una gravissima quanto rara malattia dermatologica (da 0,4 a 1,2 casi ogni milione di abitanti ogni anno) curabile solo in ambienti dedicati e attraverso un'assistenza intensiva specializzata specificamente orientata in senso dermatologico. «La sindrome di Lyell - spiega Davide Melandri, direttore dell'unità operativa Centro Grandi Ustionati e Assistenza Intensiva Dermatologica dell'Ausl di Cesena - è una malattia generalmente scatenata da vari tipi di farmaci, ma qualche volta possono entrare in gioco anche infezioni virali. Nel caso specifico la malattia si è scatenata nel corso di una comune varicella: gli strati più superficiali della pelle e delle mucose della piccola paziente hanno cominciato a staccarsi lasciando dolorose ulcerazioni e ampie superfici erose». La bimba ha potuto contare su un'adeguata assistenza intensiva dedicata - con monitoraggio costante di temperatura, umidità e carica microbica ambientale - un controllo costante del dolore e delle infezioni e medicazioni speciali realizzate con materiale bioingegnerizzati forniti dalla Banca Regionale della Cute che ha sede al Bufalini. «In circa un mese - sottolinea Melandri - è stato possibile controllare la malattia e ricostruire completamente i tessuti danneggiati. Così come le insufficienze acute agli organi interni anche quelle alla pelle richiedono un approccio multidisciplinare rapido e di tipo intensivo per prevenire gravi conseguenze, che possono comprendere anche il decesso del paziente. In questi casi, però, un'assistenza intensiva è difficilmente immaginabile senza il ricorso al ricovero in un ambiente ospedaliero strutturalmente adeguato e con una organizzazione e una specializzazione in grado di rispondere alle esigenze di pazienti fortemente vulnerabili».

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