IL CASO DI CATTOLICA - A
Cattolica, per evitare di tassare i propri clienti con l’imposta di
soggiorno, le categorie del settore turistico, albergatori, bagnini,
chioschisti e pescatori hanno versato un contributo volontario al
Comune. «Ci siamo autotassati», spiega il presidente dei chioschisti di
Cattolica, «perché quelli del cliente sono soldi che rimangono comunque
nella nostra città». In totale sono stati raccolti da tutte le categorie
450mila euro. L’accordo, nessuna imposta per il turista in cambio
dell’autotassazione, è stato stipulato con il comune di Cattolica e il
sindaco Piero Cecchini spiega che: «Il ricavato sarà investito nella
promozione di eventi culturali, nella manutenzione dell’arredo urbano e
nel recupero dei beni ambientali».
LA TASSA DI SOGGIORNO - Con la
legge sul federalismo fiscale viene data facoltà ai comuni di applicare
la tassa di soggiorno, un'imposta che va dai 50 centesimi ai 5 euro a
notte per chi alloggia fuori dalla propria città di residenza. La tassa
viene presentata e pagata all’interno delle strutture ricettive:
alberghi, villaggi turistici, agriturismi, affittacamere, ostelli,
campeggi, etc. Gli introiti vanno nelle casse dei rispettivi Comuni, ma
gli operatori turistici svolgono così il ruolo di sostituto di imposta
anche a danno della propria immagine.
L'APPLICAZIONE A MACCHIA DI LEOPARDO -
Con la tassa al cliente vengono colpiti indirettamente coloro che
operano nel settore, creando maggiore concorrenza tra chi è costretto
dal proprio comune ad applicarla e chi no. Ed è proprio questo il caos
che si è creato nel settore: l’applicazione a macchia di leopardo. Roma,
Firenze e Venezia sono state le prime città ad introdurre l’imposta.
Con l’arrivo dell’estate molte località a vocazione turistica, come
Senigallia, Capri, Otranto, hanno deciso di applicarla; altre, invece,
come le città lungo la riviera romagnola, hanno fatto in modo che almeno
per quest’anno non venisse imposta. Alcuni tour operator hanno già
concordato o venduto i soggiorni a prezzi che ora con la nuova tassa
cambieranno. Una situazione molto frastagliata dovuta «alla mancanza di
un regolamento nazionale che ha dato ai comuni facoltà di fare quello
che ritenevano più utile per risanare il proprio bilancio», afferma
Alessandro Giorgetti, Presidente di Federalberghi Emilia Romagna. Ogni
comune, infatti, può stabilire il proprio regolamento municipale, le
esenzioni e le tariffe per notte.
IL DECRETO SULLA TASSA DI SOGGIORNO -
Le risorse economiche derivanti dall’imposta, secondo il decreto
stesso, devono essere investite per incentivare il turismo. Massimo
Feruzzi, amministratore dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di
soggiorno, afferma che: «Sono troppi i Comuni che non utilizzeranno gli
introiti della tassa di soggiorno per finalità turistiche. Ci sono
comuni che propongono di destinare l’imposta alla creazione di nuovi
enti, altri pensano alla spesa corrente; c’è chi ha pensato persino a
“mantenere” in seno alla stessa Amministrazione quote degli introiti
della tassa di soggiorno per la gestione della medesima. Dopo il danno,
anche la beffa».
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