VIOLENTA UNA TREDICENNE SOTTO CASA - FILMATO, RICONOSCIUTO E ARRESTATO
Il 30enne italiano è stato individuato dopo due settimane di analisi dei filmati delle telecamere della zona
MILANO - Il 23 aprile scorso è una giornata di pioggia continua su
Milano. Fitti temporali per tutto il pomeriggio. Durante uno di questi
acquazzoni, una ragazzina, 13 anni, esce dal palazzo dove vive con i
genitori, in un grande viale del quartiere Porta Romana. Si blocca
qualche minuto nell'androne, aspetta che la pioggia diminuisca per non
bagnarsi. Mentre è ferma lì, si avvicina un uomo. La trascina dentro.
L'aggressione è violenta, dura qualche minuto. Il forte temporale copre i
rumori; i pochi passanti in strada corrono via sotto gli ombrelli. Il
violentatore scappa. La ragazzina è sotto choc, chiede subito aiuto.
Poco dopo arrivano le Volanti della polizia, gli investigatori della
Squadra mobile iniziano le indagini.
Due giorni fa l'uomo è stato notato e riconosciuto
su un vagone della metropolitana. Un agente della Polmetro lo ha
fermato e ammanettato, esattamente due settimane dopo la violenza. Anche
il 23 aprile era un lunedì. I detective della Mobile, da quel giorno,
si sono messi a lavorare su un reato molto grave (una violenza ai danni
di una tredicenne, di pomeriggio, praticamente nel centro della città),
con pochissimi particolari in mano. Con l'aiuto degli psicologi hanno
ascoltato il racconto della ragazzina, raccolto le descrizioni
dell'aggressore. Altri investigatori hanno setacciato tutte le
telecamere della zona e analizzato i filmati. Immagini a volte sfuocate,
altre volte confuse, sempre a causa della pioggia. Un lavoro certosino,
un'attenzione maniacale ai dettagli, ai colori degli abiti, ai tratti
dei volti. Alla fine hanno notato un uomo che sembrava corrispondere
alla descrizione. A quel punto i fotogrammi sono passati in mano agli
esperti informatici della polizia. L'immagine è stata ingrandita,
«depurata», ripulita. E alla fine mostrata alla vittima, che l'ha
riconosciuta.
È stato un passaggio chiave dell'inchiesta,
ma non risolutivo. Avere in mano un volto può significare tanto, ma se a
quel volto non si può collegare un indirizzo, un riferimento, un nome,
la caccia può andare avanti per mesi. E caccia è stata, da subito, in
tutta la città: l'immagine è stata riprodotta infinite volte e trasmessa
a tutti gli equipaggi che lavorano in strada: le Volanti, le pattuglie
della polizia che sorvegliano le stazioni, gli equipaggi che controllano
il metrò e i mezzi pubblici. E proprio un ispettore della Polmetro, nel
tardo pomeriggio di lunedì, ha notato un ragazzo che aveva un modo di
fare ambiguo in una carrozza del metrò. Ha avuto intuito. Ha collegato
quel volto all'immagine che aveva ricevuto dai colleghi della Squadra
mobile, ha fermato il sospetto. Si tratta di un ragazzo italiano, 30
anni, che per il momento è stato fermato come responsabile della
violenza. L'indagine potrebbe chiudersi a breve con l'esito dell'esame
del Dna.
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