ROMA - Poste Italiane potrebbe dover dire addio al "bollino rosa"
conquistato nel 2007 per la particolare attenzione riservata alle
politiche di genere.
A chiederne la revoca, il sindacato di categoria
Slc Cgil, che ha scritto al ministro del Welfare Elsa Fornero, che aveva
attribuito il riconoscimento, per informarla della decisione
dell'azienda di non riconoscere il premio di produzione di circa 140
euro alle donne che nell'ultimo anno erano in congedo di maternità
obbligatoria. Lo stesso trattamento è stato riservato ai dipendenti che
non hanno potuto lavorare a causa di malattie invalidanti.
L'accordo è stato firmato da sigle sindacali di minoranza, la Uil Poste,
Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom, ma queste rappresentano comunque il
22% dei dipendenti. Contrarie Cgil e Cisl. In particolare, la Slc Cgil
denuncia che siamo di fronte a «un segnale estremamente negativo nei
confronti delle politiche familiari». Scrivono congiuntamente Emilio
Miceli, segretario nazionale Slc Cgil e Mario Petitto, Slp Cisl, che la
trattativa precedente all'accordo «ha evidenziato un incomprensibile
posizione aziendale. Nonostante gli utili rilevanti ottenuti in questi
anni - si legge sulla nota - l'accordo avrebbe negato aumenti
strutturali per l'intero triennio e penalizzando il prospetto delle
riduzioni per malattia introducendo un ulteriore scaglione con una
decurtazione del 75% della quota regionale». Barbara Apuzzo, della
segreteria nazionale servizi postali Slc Cgil, lo definisce «un
durissimo colpo alle donne in età fertile, la maggioranza in azienda,
dato il rinnovamento anagrafico di cui gli esodati in Poste Italiane ne
sono l'esempio più evidente».
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