Fino a qualche tempo fa, era possibile immaginare un parto prematuro
solo da una gravidanza a rischio, oggi, però, sono disponibili nei
maggiori ospedali alcuni esami specifici,
che permettono di scoprire se una donna in attesa può andare incontro a
un parto prima del tempo. In questo modo è possibile adottare i sistemi
per ritardare la nascita del bambino, consigliando alla donna riposo a
letto oppure ricorrendo al “cerchiaggio”, un sistema che consiste
nell’applicazione di uno speciale supporto al di sotto della cervice
uterina.
Un esame che viene eseguito da qualche tempo è la
misurazione della lunghezza della cervice uterina. Se è presente un
accorciamento o una dilatazione, il rischio è aumentato e la donna
potrebbe andare incontro al travaglio di parto prima della data
prevista. L’esame viene eseguito dal ginecologo durante i controlli
effettuati anche nelle ultime settimane di gravidanza. Lo specialista è
in grado di capire se la cervice è corta o appiattita e il dubbio può
essere accertato oppure escluso eseguendo un’ecografia. Questa viene
effettuata per via trans vaginale, introducendo cioè in vagina una sonda
ecografica. Esiste il rischio di un parto pre-termine se la cervice è
lunga meno di 15 millimetri nelle gravidanze singole e meno di 25 in
quelle gemellari.
Un test più recente è l’analisi della fibronectina fetale o fFN,
una proteina che ha una funzione stabilizzante all’interno della
placenta. In altre parole, svolge una funzione di “collante” tra il
sacco amniotico e la parete interna addominale della madre. Quando
iniziano le contrazioni, inizia anche uno scollamento dell’interfaccia
materno fetale e la fFN viene rilasciata nel secreto vaginale. Lo
scollamento può anticipare un parto pre-termine quindi il ritrovamento
della fFN nelle secrezioni vaginali è un indicatore del travaglio. Se
l’esame è positivo, è probabile che il travaglio di parto prenda il via
nel giro di due settimane circa rispetto alla data in cui è stato
effettuato il test. Una ricerca del King’s College di Londra, sostiene
che la misurazione del progesterone presente nella saliva delle future
mamme, potrebbe aiutare a riconoscere e prevenire un parto prematuro
infatti. Secondo gli autori dello studio, le donne che entrano in
travaglio in epoche troppo premature, prima della 34 settimana di
gravidanza, hanno livelli molto bassi di progesterone nella saliva.
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