ROMA - Sono state 23 le scosse di terremoto registrate nella notte nella
zona dell'Emilia colpita dal violento sciame sismico che ha causato dal
20 maggio 17 morti, 350 feriti e 15.000 sfollati. Secondo i rilievi
dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), delle scosse
avvenute dalla mezzanotte alle 5:20 di oggi tra Emilia e Lombardia, la
più forte è stata a 00:42 con magnitudo 2.9 ed epicentro in prossimità
dei comuni modenesi di Camposanto, Cavezzo, Medolla, Mirandola e San
Felice sul Panaro.
INGV A REGIONI: RECEPIRE MAPPA A RISCHIO La mappa della pericolosità sismica non è tanto da aggiornare quanto, e questo è più urgente, da far recepire in pieno alle Regioni. Inoltre il ritardo dell'entrata in vigore delle nuove norme per le costruzioni è causa di accumulo di un notevole deficit di protezione sismica, in parte responsabile dei danni avvenuti. L'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) scende in campo e affida a una nota, con otto punti scanditi da lettere, una precisazione in riferimento - scrive lo stesso Ingv - «alle affermazioni circolate in questi giorni circa la necessità di aggiornare la mappa del rischio sismico o della pericolosità sismica dell'area colpita dai recenti terremoti o addirittura di tutta l'Italia».
«È opinione di questo Istituto - si sottolinea nelle conclusioni - che la mappa di pericolosità sismica di riferimento sia perfettibile, ma che l'eventuale aggiornamento che tenga conto solo degli ultimi terremoti non ne determini, complessivamente, variazioni significative. Si ritiene più urgente che venga assicurato il suo pieno recepimento da parte delle Regioni e che vengano ulteriormente sviluppate le iniziative per la riduzione della vulnerabilità sismica, già avviate in alcune zone del Paese».
In particolare per la mappa, quattro i punti in cui si spiega la situazione: i terremoti sono avvenuti in una zona che non era stata classificata come sismica fino al 2003, a dispetto di molteplici evidenze fornite dagli studi scientifici; la mappa di pericolosità sismica di riferimento per il territorio nazionale (Ordinanza PCM 3519/2006, Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone, G.U. n.108 del 11/05/2006), considera la zona a pericolosità media; i parametri dei terremoti avvenuti sono compatibili con le assunzioni che stanno alla base della mappa citata, in particolare, viene ipotizzata per questa zona una magnitudo massima pari a 6.2; l'assegnazione dei comuni a una delle quattro zone sismiche, sulla base della suddetta mappa di riferimento, è assegnata dalla legge alla competenza delle Regioni, non degli istituti di ricerca. Sul fronte norme - spiega l'Ingv - l'applicazione delle norme sismiche del 2003 ha proceduto a rilento, anche perchè era rimasta in vigore la possibilità di applicazione delle normative precedenti.
Inoltre, prosegue l'Ingv: le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, deliberate nel 2008, fanno riferimento ad azioni sismiche ottenute dalla sinergia fra Ingv e Dipartimento della Protezione Civile. «Tuttavia, queste norme sono entrate in vigore in tutta l'Italia solo all'indomani del terremoto dell'Aquilano del 2009; a causa di questi ritardi, nelle zone colpite in questi giorni si è accumulato un notevole deficit di protezione sismica, che è in parte responsabile dei danni avvenuti; una situazione analoga interessa un notevole numero di Comuni, localizzati principalmente nell'Italia settentrionale».
CLINI, 15 ANNI PER METTERE IN SICUREZZA SUOLO Un quotidiano, costante, sfibrante braccio di ferro, fra la paura e la voglia di rialzarsi in piedi. La Bassa modenese cerca di far prevalere la seconda, facendo appello ad una concreta razionalità e ad un secolare senso pratico che cerca di cacciare la paura laggiù dove deve stare, in fondo ad un angolo buio dell'animo umano e dello spirito collettivo. Ma la paura ci prova sempre, con mille espedienti. Basta chiudere gli occhi per rivivere quei tremendi secondi che martedì hanno distrutto case e capannoni, uccidendo 17 persone.
Basta aprirli per rendersi conto che lo sciame sismico non dà tregua: sono tantissime le piccole scosse che continuano a registrarsi, alle 17 la terra è tornata a tremare con una certa intensità, con una scossa di magnitudo 4.0. Oppure, basta aprire le orecchie per sentire persone che si interrogano su leggende metropolitane, completamente infondate, ma che alimentano psicosi collettive su un nuovo, imminente, distruttivo evento sismico.
Messe in giro ad arte, è il timore delle forze dell'ordine, da qualcuno con intenti criminali: la gente impaurita è più facile da derubare. La Procura di Bologna ha disposto accertamenti. Sospesa fra speranza e paura, dopo che il sisma di martedì ha già spezzato la voglia di ripartire dopo il terremoto del 20 maggio, la Bassa prova così a rialzarsi faticosamente in piedi. Sono cominciati i sopralluoghi su case e capannoni industriali.
La gente, per il momento, non ha intenzione di rientrare in casa: le soluzioni alternative (campi, strutture coperte, alberghi) ospitano oltre 15mila persone, senza contare i tanti mini-campi improvvisati con le tende un pò ovunque: aiuole, giardini pubblici, terreni agricoli. Dopo la strage di operai dei giorni scorsi, a lavoro non si tornerà prima che le verifiche saranno concluse e diranno con chiarezza quali capannoni rispettano le più recenti norme antisismiche e quali no.
Poi, piano piano, le case agibili, quelle che sono state abbandonate per paura, torneranno a popolarsi, si comincerà a pensare alla ricostruzione e, eventualmente, a soluzioni abitative provvisorie. Il presidente della Regione Vasco Errani, che il consiglio dei ministri ha nominato commissario per la ricostruzione, ha passato la giornata a studiare, con i suoi collaboratori, le proposte da fare al governo: l'obiettivo, come ha annunciato ieri, è quello di rimanere il più possibile lontani dal concetto della 'straordinarieta«, per dimostrare che qui le istituzioni sono solide e funzionano. Errani, insomma, vuol fare il 'non-commissariò, che fa 'soltantò da punto di riferimento nei confronti dello Stato per i Comuni del territorio, veri protagonisti della ricostruzione.
Giovedì 7 giugno, intanto, come ha annunciato Errani, a far visita alle zone terremotate arriverà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ed è cominciata anche la stima dei danni per l'economia della zona, fondata, in particolare, sul biomedicale, la meccanica e l'agroalimentare. Solamente nel settore dell'industria, le aziende con strutture danneggiate non sarebbero meno di 500 con 12-13mila posti di lavoro a rischio. Stime tutt'ora in corso, che associazioni di categoria e sindacati temono che possano aumentare anche notevolmente.
Muove i primi passi, intanto, l'inchiesta giudiziaria coordinata dalla procura di Modena sulle vittime dei crolli. Per ora si cerca di distinguere le morti accidentali, da attribuire solo al destino, da quelle invece in cui in ipotesi si possono profilare delle responsabilità. Per le vittime causate da morti accidentali potrebbe essere autorizzato presto il seppellimento, per gli altri sarà disposta l'autopsia.
Al di là degli eventi, però, il terremoto emiliano ha riproposto al dibattito il tema della messa in sicurezza del paese: progetto rilanciato dal ministro dell'ambiente Corrado Clini. »Ho cominciato a parlare - ha detto - di un piano nazionale per la sicurezza del territorio non appena mi sono insediato. Un piano che duri quello che deve durare, ma almeno 15 anni. Una priorità, una grande infrastruttura per il nostro paese. L'evento sismico di questi giorni ne ha richiamato la necessità«.
INGV A REGIONI: RECEPIRE MAPPA A RISCHIO La mappa della pericolosità sismica non è tanto da aggiornare quanto, e questo è più urgente, da far recepire in pieno alle Regioni. Inoltre il ritardo dell'entrata in vigore delle nuove norme per le costruzioni è causa di accumulo di un notevole deficit di protezione sismica, in parte responsabile dei danni avvenuti. L'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) scende in campo e affida a una nota, con otto punti scanditi da lettere, una precisazione in riferimento - scrive lo stesso Ingv - «alle affermazioni circolate in questi giorni circa la necessità di aggiornare la mappa del rischio sismico o della pericolosità sismica dell'area colpita dai recenti terremoti o addirittura di tutta l'Italia».
«È opinione di questo Istituto - si sottolinea nelle conclusioni - che la mappa di pericolosità sismica di riferimento sia perfettibile, ma che l'eventuale aggiornamento che tenga conto solo degli ultimi terremoti non ne determini, complessivamente, variazioni significative. Si ritiene più urgente che venga assicurato il suo pieno recepimento da parte delle Regioni e che vengano ulteriormente sviluppate le iniziative per la riduzione della vulnerabilità sismica, già avviate in alcune zone del Paese».
In particolare per la mappa, quattro i punti in cui si spiega la situazione: i terremoti sono avvenuti in una zona che non era stata classificata come sismica fino al 2003, a dispetto di molteplici evidenze fornite dagli studi scientifici; la mappa di pericolosità sismica di riferimento per il territorio nazionale (Ordinanza PCM 3519/2006, Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone, G.U. n.108 del 11/05/2006), considera la zona a pericolosità media; i parametri dei terremoti avvenuti sono compatibili con le assunzioni che stanno alla base della mappa citata, in particolare, viene ipotizzata per questa zona una magnitudo massima pari a 6.2; l'assegnazione dei comuni a una delle quattro zone sismiche, sulla base della suddetta mappa di riferimento, è assegnata dalla legge alla competenza delle Regioni, non degli istituti di ricerca. Sul fronte norme - spiega l'Ingv - l'applicazione delle norme sismiche del 2003 ha proceduto a rilento, anche perchè era rimasta in vigore la possibilità di applicazione delle normative precedenti.
Inoltre, prosegue l'Ingv: le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, deliberate nel 2008, fanno riferimento ad azioni sismiche ottenute dalla sinergia fra Ingv e Dipartimento della Protezione Civile. «Tuttavia, queste norme sono entrate in vigore in tutta l'Italia solo all'indomani del terremoto dell'Aquilano del 2009; a causa di questi ritardi, nelle zone colpite in questi giorni si è accumulato un notevole deficit di protezione sismica, che è in parte responsabile dei danni avvenuti; una situazione analoga interessa un notevole numero di Comuni, localizzati principalmente nell'Italia settentrionale».
CLINI, 15 ANNI PER METTERE IN SICUREZZA SUOLO Un quotidiano, costante, sfibrante braccio di ferro, fra la paura e la voglia di rialzarsi in piedi. La Bassa modenese cerca di far prevalere la seconda, facendo appello ad una concreta razionalità e ad un secolare senso pratico che cerca di cacciare la paura laggiù dove deve stare, in fondo ad un angolo buio dell'animo umano e dello spirito collettivo. Ma la paura ci prova sempre, con mille espedienti. Basta chiudere gli occhi per rivivere quei tremendi secondi che martedì hanno distrutto case e capannoni, uccidendo 17 persone.
Basta aprirli per rendersi conto che lo sciame sismico non dà tregua: sono tantissime le piccole scosse che continuano a registrarsi, alle 17 la terra è tornata a tremare con una certa intensità, con una scossa di magnitudo 4.0. Oppure, basta aprire le orecchie per sentire persone che si interrogano su leggende metropolitane, completamente infondate, ma che alimentano psicosi collettive su un nuovo, imminente, distruttivo evento sismico.
Messe in giro ad arte, è il timore delle forze dell'ordine, da qualcuno con intenti criminali: la gente impaurita è più facile da derubare. La Procura di Bologna ha disposto accertamenti. Sospesa fra speranza e paura, dopo che il sisma di martedì ha già spezzato la voglia di ripartire dopo il terremoto del 20 maggio, la Bassa prova così a rialzarsi faticosamente in piedi. Sono cominciati i sopralluoghi su case e capannoni industriali.
La gente, per il momento, non ha intenzione di rientrare in casa: le soluzioni alternative (campi, strutture coperte, alberghi) ospitano oltre 15mila persone, senza contare i tanti mini-campi improvvisati con le tende un pò ovunque: aiuole, giardini pubblici, terreni agricoli. Dopo la strage di operai dei giorni scorsi, a lavoro non si tornerà prima che le verifiche saranno concluse e diranno con chiarezza quali capannoni rispettano le più recenti norme antisismiche e quali no.
Poi, piano piano, le case agibili, quelle che sono state abbandonate per paura, torneranno a popolarsi, si comincerà a pensare alla ricostruzione e, eventualmente, a soluzioni abitative provvisorie. Il presidente della Regione Vasco Errani, che il consiglio dei ministri ha nominato commissario per la ricostruzione, ha passato la giornata a studiare, con i suoi collaboratori, le proposte da fare al governo: l'obiettivo, come ha annunciato ieri, è quello di rimanere il più possibile lontani dal concetto della 'straordinarieta«, per dimostrare che qui le istituzioni sono solide e funzionano. Errani, insomma, vuol fare il 'non-commissariò, che fa 'soltantò da punto di riferimento nei confronti dello Stato per i Comuni del territorio, veri protagonisti della ricostruzione.
Giovedì 7 giugno, intanto, come ha annunciato Errani, a far visita alle zone terremotate arriverà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ed è cominciata anche la stima dei danni per l'economia della zona, fondata, in particolare, sul biomedicale, la meccanica e l'agroalimentare. Solamente nel settore dell'industria, le aziende con strutture danneggiate non sarebbero meno di 500 con 12-13mila posti di lavoro a rischio. Stime tutt'ora in corso, che associazioni di categoria e sindacati temono che possano aumentare anche notevolmente.
Muove i primi passi, intanto, l'inchiesta giudiziaria coordinata dalla procura di Modena sulle vittime dei crolli. Per ora si cerca di distinguere le morti accidentali, da attribuire solo al destino, da quelle invece in cui in ipotesi si possono profilare delle responsabilità. Per le vittime causate da morti accidentali potrebbe essere autorizzato presto il seppellimento, per gli altri sarà disposta l'autopsia.
Al di là degli eventi, però, il terremoto emiliano ha riproposto al dibattito il tema della messa in sicurezza del paese: progetto rilanciato dal ministro dell'ambiente Corrado Clini. »Ho cominciato a parlare - ha detto - di un piano nazionale per la sicurezza del territorio non appena mi sono insediato. Un piano che duri quello che deve durare, ma almeno 15 anni. Una priorità, una grande infrastruttura per il nostro paese. L'evento sismico di questi giorni ne ha richiamato la necessità«.
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