NAPOLI - Si potrà
evitare ai pazienti la chemioterapia, in futuro, per il trattamento dei
linfomi, aumentando l'efficacia delle cure. È lo scenario tracciato dal
presidente della Società italiana di ematologia, Fabrizio Pane,
direttore dell'Unità di ematologia del Policlinico universitario
Federico II di Napoli, che fa il punto sulle principali novità emerse al
congresso della Società europea di ematologia (Eha), in corso ad
Amsterdam con circa 9 mila esperti internazionali. «Abbiamo ormai una
notevole quantità di dati - spiega Pane all'Adnkronos Salute - a
supporto della possibilità di trattare sia i linfomi aggressivi, sia
quelli indolenti evitando la chemio, grazie ai farmaci biologici
immunomodulanti: agiscono sulla cellula tumorale, ma anche sul
microambiente in cui la cellula vive». In pratica, hanno effetto sugli
'stimoli esternì che portano le cellule del linfoma a crescere e
proliferare. «Combinandoli con altri farmaci come gli anticorpi
monoclonali - prosegue - migliora la prognosi dei pazienti, anche senza
ricorrere alla chemio». Passi avanti della ricerca anche contro il
mieloma, «finora considerato poco o per nulla curabile», sottolinea
l'ematologo. Anche per questo tumore del sangue, gli esperti hanno ora a
disposizione una serie di agenti terapeutici «da utilizzare, in questo
caso - precisa - insieme alla chemio» e che hanno permesso di
«raddoppiare la sopravvivenza dei pazienti». Le neoplasie del sangue
rappresentano il 15-20% di tutti i casi di tumore. «La ricerca ha fatto
molto e continua ad avanzare: oggi è possible incidere sul corso di
molte di queste malattie, fino a 20 anni fa la possibilità di cambiare
la storia clinica del paziente era minima».
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