NAPOLI - Qualcuno si aspettava di vederlo uscire dal portone verde del
palazzetto dove abita, al numero 10 di vico San Cristofaro, a Meta di
Sorrento (Napoli). Qualcun'altro che almeno si affacciasse alla
finestra. O che rispondesse al telefono. O che, almeno, rispondesse la
moglie. Ed invece, oggi, gli arresti domiciliari, per il comandante Francesco Schettino in qualche modo sono continuati: per sua scelta.
Nonostante la revoca del provvedimento, ieri su disposizione del gip di Grosseto, Schettino è rimasto comunque blindato in casa. E ambienti a lui vicini confermano che a pesare sulla sua decisione ci siano i media: in termini di affari. Niente più lavoro dopo la tragedia della Costa Concordia. Una lunga lista di spese legali. E così, ora, per la famiglia Schettino sarebbe il momento di pesanti difficoltà economiche.
Così tante difficoltà da 'vendere' in eslcusiva e, dunque, a pagamento le sue prime immagini e le sue prime parole, dicono. La versione ufficiale, quella fornita dal suo legale Bruno Leporatti, parla di altro: di volontà di evitare l'assalto mediatico. Invece, secondo quanto si apprende, Schettino, dopo che i media lo hanno preso in giro in tutto il mondo con appellativi, tra gli altri, come capitan Codardo, ora proprio a quei media vorrebbe chiedere il 'conto'. Un conto che, stando alle parole dei suoi avvocati citate dal quotidiano La Stampa, ammonerebbe ad una cifra minima di 50mila euro. E così si spiegherebbe, secondo la tesi di ambienti a lui vicini, il silenzio totale suo e della sua famiglia, nessuna uscita dalla sua abitazione, perfino le finestre rimaste sprangate e mai aperte in queste prime ore di libertà condizionata solo dall'obbligo di dimora.
Del resto, l'atmosfera, guai economici a parte, resta pesante nella testa del comandante di Meta di Sorrento. Il conto delle vittime della tragedia della Costa è altissimo: 32 morti. Ed è anche per questo che quando si chiede al suo legale Leporatti, come Schettino abbia vissuto le prime ore di 'liberta«, lui si affretta a dire: »Nessuna festa, nessuna euforia. Qui stiamo parlando comunque di una tragedia«. Già. Eppure nel suo paese a picco sul mare che sin dai primi istanti della tragedia lo ha sempre difeso e protetto - 'ma lo volete lasciare stare o no?', hanno urlato anche oggi da un'automobile in transito davanti a casa sua - c'è chi 'fa festà per la decisione di revoca degli arresti domiciliari.
»Siamo contenti, ditelo che siamo contenti per il nostro comandantè. Tutti i metesi sono contentì, dice e ripete più volte Rosamaria Tito. «Siamo contenti che è uscito», aggiunge riferendosi allo stop dei domiciliari. E poi ancora, il 'lieto finè della storia, almeno per loro: «Sapete cosa significa tutto questo? Che le accuse che gli sono state rivolte erano infondate. Noi lo abbiamo sempre saputo. Ora tocca a voi».
Nonostante la revoca del provvedimento, ieri su disposizione del gip di Grosseto, Schettino è rimasto comunque blindato in casa. E ambienti a lui vicini confermano che a pesare sulla sua decisione ci siano i media: in termini di affari. Niente più lavoro dopo la tragedia della Costa Concordia. Una lunga lista di spese legali. E così, ora, per la famiglia Schettino sarebbe il momento di pesanti difficoltà economiche.
Così tante difficoltà da 'vendere' in eslcusiva e, dunque, a pagamento le sue prime immagini e le sue prime parole, dicono. La versione ufficiale, quella fornita dal suo legale Bruno Leporatti, parla di altro: di volontà di evitare l'assalto mediatico. Invece, secondo quanto si apprende, Schettino, dopo che i media lo hanno preso in giro in tutto il mondo con appellativi, tra gli altri, come capitan Codardo, ora proprio a quei media vorrebbe chiedere il 'conto'. Un conto che, stando alle parole dei suoi avvocati citate dal quotidiano La Stampa, ammonerebbe ad una cifra minima di 50mila euro. E così si spiegherebbe, secondo la tesi di ambienti a lui vicini, il silenzio totale suo e della sua famiglia, nessuna uscita dalla sua abitazione, perfino le finestre rimaste sprangate e mai aperte in queste prime ore di libertà condizionata solo dall'obbligo di dimora.
Del resto, l'atmosfera, guai economici a parte, resta pesante nella testa del comandante di Meta di Sorrento. Il conto delle vittime della tragedia della Costa è altissimo: 32 morti. Ed è anche per questo che quando si chiede al suo legale Leporatti, come Schettino abbia vissuto le prime ore di 'liberta«, lui si affretta a dire: »Nessuna festa, nessuna euforia. Qui stiamo parlando comunque di una tragedia«. Già. Eppure nel suo paese a picco sul mare che sin dai primi istanti della tragedia lo ha sempre difeso e protetto - 'ma lo volete lasciare stare o no?', hanno urlato anche oggi da un'automobile in transito davanti a casa sua - c'è chi 'fa festà per la decisione di revoca degli arresti domiciliari.
»Siamo contenti, ditelo che siamo contenti per il nostro comandantè. Tutti i metesi sono contentì, dice e ripete più volte Rosamaria Tito. «Siamo contenti che è uscito», aggiunge riferendosi allo stop dei domiciliari. E poi ancora, il 'lieto finè della storia, almeno per loro: «Sapete cosa significa tutto questo? Che le accuse che gli sono state rivolte erano infondate. Noi lo abbiamo sempre saputo. Ora tocca a voi».
Nessun commento:
Posta un commento