lunedì 2 luglio 2012

SUL WEB UN SITO CHOC CONTRO I DISABILI: "UCCIDIAMO LE IMMONDE CREATURE"



ROMA - Sul web c'è un sito che nelle sue intenzioni vorrebbe essere satirico e dissacrante, ma per sua stessa ammissione vuole insultare e diffamare il più possibile chi non può difendersi, in particolar modo le persone portatrici di handicap. Il sito in questione è www.umoremaligno.it e la denuncia è partita da Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, rete per i diritti civili. «Al peggio non c'è mai fondo, così purtroppo quasi ogni giorno ci tocca segnalare siti che offendono la dignità delle persone, siano esse migranti, gay, donne, disabili» dice Mancuso, che definisce gli autori «anonimi inqualificabili». Tra le frasi più orribili, «di cui vanno anche verificati i possibili reati», Mancuso cita: «Ma quali trattamenti possono migliorare la vita di un disabile e della sua famiglia? Al primo posto c'è naturalmente l'eliminazione del soggetto, che non tutti si sentono di praticare vuoi per timore delle conseguenze legali vuoi per un malsano attaccamento che con il tempo si sviluppa anche verso le più immonde fra le creature: per questa ragione sarebbe assolutamente opportuna l'uccisione in culla, magari con l'aiuto di personale sanitario prezzolato che aiuterà a simulare un incidente». Oppure: «L'handicap è una malattia che può essere facilmente evitata seguendo normali regole di prevenzione. Anzitutto è bene non accompagnarsi a persone disabili per evitare il rischio di contagio. L'handicap si può, infatti, trasmettere anche per via aerea o con la posta ordinaria. Occhio sempre ai francobolli mongoli, particolarmente insidiosi». Sulla home page del sito, si possono leggere barzellette e battute che riguardano alcuni recenti avvenimenti di cronaca, dall'uccisione del militare italiano in Afghanistan alla violenza sulle donne al bambino morto nella gita parrocchiale. «Chiediamo agli organi competenti, tra cui la polizia postale di occuparsi di questo sito, che offende la dignità di milioni di cittadini italiani» conclude Mancuso.

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