VENEZIA- Scandalo e blasfemia al festival di Venezia.
Nessuno se lo sarebbe aspettato, neppure dallo stesso regista austriaco Ulrich Seidl famoso per le sue trasgressioni, ma con 'Paradise Faith', film in concorso in questa 69/a edizione del Festival di Venezia, è arrivato anche il sesso con un crocifisso.
E quello che appunto pratica l'ultracattolica protagonista Anna Maria
con il grosso crocifisso collocato sopra il suo letto. Prima lo stacca
lentamente, e con grande rispetto dalla parete, poi lo bacia leccandolo
in ogni sua parte e, infine, si masturba con lo stesso sotto le coperte.
Ma questa non è l'unica scena forte del film che stasera alla prima
stampa è stato applaudito.
La fede oltranzista della donna fa sì che si autoflagelli, si infligga
la pena del cilicio, cammini per casa in ginocchio pregando, scandisca
slogan contro il sesso vero nemico del Signore, frequenti una comunità
che, tra i suoi slogan, ha quello di "Siamo le truppe d'assalto della
Chiesa" e soprattutto pratichi una forma di proselitismo a dir poco
originale. Munita di una statuetta di Maria alta circa un metro entra
nelle case degli sconosciuti al motto: "la Madonna è venuta ad
aiutarvi". E non sempre viene accolta bene. Nel segno di un'ironia
intelligente che è sempre presente nel film, Seidl non fa mancare alla
storia il ritorno del marito di Anna, Nabil, un uomo di fede mussulmana
paralizzato su sedia a rotelle con cui lei non vuole avere più rapporti.
Gran parte di Paradise Faith si svolge nell'asettica casa, maniacalmente
ordinata della donna, una casa piena di crocifissi, santi e della foto
del Papa. Tra le guerre della coppia anche quelle che vedono il marito
di Anna staccare con ostinazione ogni simbolo cristiano dalle pareti
della casa e la moglie rimettere tutto posto.
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