Da alcuni anni in diverse strutture ospedaliere è possibile effettuare il parto in acqua.
La nuova sensibilità per le necessità della partoriente e del
nascituro, hanno pemesso di sviluppare questa metodologia che ha trovato
origine dalle esperienze del medico russo Igor Tjarkowskij.
Successivamente in Francia, grazie all'apporto del medico Michel
Odent, il parto in acqua ha avuto la possibilità di trasformarsi da
fenomeno "originale" a metodica scientifica.
Oggi il parto in acqua è una pratica consolidata in molti ospedali europei.
Per approfondire gli aspetti fisiologici dell'esperienza di natalità
in acqua, consigliamo la lettura del libro di Michel Odent "L'acqua e la
sessualità" Ed RED.
Anche in Italia la "tecnica" si sta capillarmente diffondendo grazie
all'esperienza ed alle ricerche effettuate su migliaia di parti in
questi ultimi dieci anni.
Non è stato infatti riscontrato alcun effetto collaterale associato.
Sfatati i vecchi pregiudizi legati a fantomatici rischi igienici, il parto in acqua diventa una delle opportunità a disposizione della mamma e del nascituro.
Le strutture idonee al parto in acqua (con foto e indirizzi) sono distribuite prevalentemente nel centro-nord Italia.
Il primato spetta alla Brianza con tutti i suoi ospedali attrezzati.
Ricordiamo inoltre, che è possibile partorire in acqua anche al proprio domicilio.
Alcune delle organizzazioni di ostetriche/ci per il parto in casa, assistono la nascita utilizzando la vasca da bagno o una piccola piscina in gomma.
I VANTAGGI PER MAMMA E NASCITURO
L'acqua è la grande madre, simbolo della femminilità.
Rafforza nella gestante la consapevolezza della propria capacità biologica di procreare.
L'immersione in acqua calda, permette il rilassamento della
muscolatura e la produzione di endorfine: sostanze naturali con effetto
analgesico e miorilassante.
Il rapporto bioenergetico con l'elemento acqua, favorisce inoltre il contatto interiore e profondo della partoriente.
Infatti sappiamo bene che solo l'assenza di stimoli dell'ambiente
esterno può permettere lo stato di concentrazione, di introspezione.
In questa condizione di contatto completo (corpo-psiche-anima) si
ottiene la produzione delle endorfine e degli ormoni che regolano le
fasi del travaglio-parto.
L'ossitocina infatti è prodotta dall'ipofisi, una piccola ghiandola
posta sotto gli emisferi cerebrali e da questi influenzata alla
produzione.
E' quindi la porzione più antica del cervello a regolare il travaglio.
Ed è per questo motivo che gli stimoli esterni, sollecitando la corteccia, inibiscono i fisiologici processi neurochimici.
Possiamo quindi asserire che sono molteplici i benefici dell'immersione in acqua.
Dall'osservazione dei parti in acqua si sono evidenziate delle costanti:
- riduzione della componente dolorosa;
- riduzione dei tempi del travaglio
- dimuzione delle episiotomie (per il maggior rilassamento della muscolatura del perineo).
Aggiungerei inoltre la maggior protezione della privacy materna.
In acqua gli operatori suono "fuori", gli interventi sanitari si
riducono notevolmente e diventa così improbabile per la madre il
ritrovarsi sulla pancia un medico che spinge con il gomito (manovra
denominata Kristeller, il cui utilizzo è purtroppo abusato in Italia).
I vantaggi per il nascituro nel parto in acqua sono direttamente legati allo stato favorevole vissuto dalla madre.
I tempi ridotti del travaglio-parto e la maggior produzione di
endofine materne, che passando la placenta determinano un effetto
sedante e rassicurante, sono condizioni favorevoli all'esperienza di
nascita.
Il vissuto materno diventa la diretta esperienza del figlio.
Occorre comunque ricordare che in occasione della sua espulsione, la
principale necessità del neonato è di respirare senza troppe
"evoluzioni"...
Il neonato avrà in seguito, l'opportunità di immergersi in apnea nei corsi di acquaticità neonatale.
CONTROINDICAZIONE E RISCHI
Dalle ricerche internazionali sul parto in acqua, non è mai emerso alcun rischio igienico nella pratica del parto in acqua.
Pertanto, non sono in alcun modo accettabili, tali obiezioni espresse
da alcuni sanitari contrari all'utilizzo della vasca per il parto in
acqua.
In merito alla possibilità per il nascituro di inalare acqua in
occasione del parto, occorre segnalare che il riflesso apneico è
perfettamente funzionante.
La percezione della presenza di acqua a livello peribuccale inibisce la respirazione.
E nel caso in cui dell'acqua entri nel cavo orale, il riflesso faringeo stimola la deglutizione.
In ogni caso, è bene sapere che al momento della nascita,
l'ostetrica/o non lascia il piccolo sott'acqua, lo sorregge in
superficie detergendo il viso.
L'osservazione dei parti ha permesso di creare dei protocolli di
assistenza al parto che prevedono l'immersione della travagliante solo
nella fase di travaglio attivo.
Quando cioè, la trasformazione del collo uterino si è completata, ed è
iniziata la dilatazione con la presenza di contrazioni efficaci,
regolari ed ingravescenti.
Tale condizione è adottata per evitare l'effetto sedante e ritardante
dell'acqua calda nella fase iniziale del travaglio, quella dei
prodromi.
I protocolli di assistenza al parto in acqua degli ospedali, non
prevedono la possibilità di utilizzo di questa pratica nei casi in cui
siano presenti importanti patologie materne o fetali.
La gestosi, l'ipertensione arteriosa, l'iposviluppo fetale e le
sofferenze fetali sono attualmente delle controindicazioni all'uso della
vasca.
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