NAPOLI - Donne incinte che spacciavano droga, contando di sfuggire ai controlli o di suscitare meno sospetti grazie al pancione.
Intere famiglie gestivano tre piazze di spaccio, con a capo soprattutto
donne e minorenni. Quello scoperto dal gruppo della Guardia di Finanza
di Torre Annunziata (Napoli), guidato dal tenente colonnello Carmine
Virno, all'interno del quartiere Murattino e del parco Apega -
considerati regno del clan camorristico dei Gionta - è uno scenario dove
i capi sono sempre più giovani, le donne hanno preso il posto nei
mariti spesso finiti in carcere, e gli acquirenti - che acquistano la
droga accompagnati anche dai figli piccoli - considerano i pusher quasi
come degli eroi, perchè capaci di guadagnare tanto con uno sforzo
ritenuto minimo.
OPERAZIONE BIANCANEVE Oggi l'operazione, denominata Biancaneve e coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e dalla Procura per i minori di Napoli, ha portato la Guardia di Finanza ad eseguire un'ordinanza cautelare nei confronti di 29 persone, 19 delle quali finite in carcere, cinque ai domiciliari e tre raggiunti da divieto di dimora in provincia di Napoli. Un'operazione che ha permesso di scardinare una articolata rete di spaccio di sostanze stupefacenti, composta oltre che dai responsabili e dai pusher, anche da vedette e sentinelle, questi ultimi aventi il preciso compito di vigilare sulle piazze di spaccio 24 ore su 24, monitorando e segnalando i movimenti delle forze dell'ordine, «agevolati in questo - sottolinea il procuratore della Repubblica facente funzioni, Raffaele Marino - dall'atteggiamento omertoso e solidale degli abitanti del quartiere, pronti in ogni circostanza ad avvertire di eventuali presenze sospette». Tra gli arrestati ci sono dodici donne e sei minorenni (un quindicenne, gli altri tra i 16 e i 17 anni), di cui buona parte rivestivano ruoli importanti all'interno del sodalizio criminale. In quello che era ritenuto un vero e proprio «supermarket della droga» per l'ottima qualità dello stupefacente ceduto, i guadagni erano di centinaia di migliaia di euro. In alcuni casi lo stupefacente veniva venduto da donne incinte, che facevano leva proprio su tale condizione per cercare di eludere i controlli. «L'ubicazione delle tre piazze di spaccio - sottolinea ancora il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata facente funzioni - nonchè i legami di parentela di gran parte degli indagati, non lasciano dubbi sulla contiguità degli stessi con il clan camorristico dei Gionta».
L'ultimo aspetto evidenziato da Raffaele Marino è «la familiarità con la quale i pusher e gli altri componenti dell'organizzazione vengono trattati dagli abitanti del quartiere e dai passanti, che spesso si fermavano a scherzare con loro, anche senza acquistare droga. È più che evidente che costoro vedono nel pusher e nei suoi sodali, capaci di guadagnare somme enormi con il minimo sforzo, null'altro che degli 'eroì o comunque persone importanti di cui vale la pena essere amici. Lo stesso dicasi per i clienti, che non solo si presentavano sulla piazza per fare acquisti spesso in compagnia di bambini anche piccoli, ma - in un clima di illegalità 'globalè - finivano spesso per diventare anch'essi all'occorrenza spacciatori o vedette, pronte a segnalare la presenza delle forze dell'ordine».
OPERAZIONE BIANCANEVE Oggi l'operazione, denominata Biancaneve e coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e dalla Procura per i minori di Napoli, ha portato la Guardia di Finanza ad eseguire un'ordinanza cautelare nei confronti di 29 persone, 19 delle quali finite in carcere, cinque ai domiciliari e tre raggiunti da divieto di dimora in provincia di Napoli. Un'operazione che ha permesso di scardinare una articolata rete di spaccio di sostanze stupefacenti, composta oltre che dai responsabili e dai pusher, anche da vedette e sentinelle, questi ultimi aventi il preciso compito di vigilare sulle piazze di spaccio 24 ore su 24, monitorando e segnalando i movimenti delle forze dell'ordine, «agevolati in questo - sottolinea il procuratore della Repubblica facente funzioni, Raffaele Marino - dall'atteggiamento omertoso e solidale degli abitanti del quartiere, pronti in ogni circostanza ad avvertire di eventuali presenze sospette». Tra gli arrestati ci sono dodici donne e sei minorenni (un quindicenne, gli altri tra i 16 e i 17 anni), di cui buona parte rivestivano ruoli importanti all'interno del sodalizio criminale. In quello che era ritenuto un vero e proprio «supermarket della droga» per l'ottima qualità dello stupefacente ceduto, i guadagni erano di centinaia di migliaia di euro. In alcuni casi lo stupefacente veniva venduto da donne incinte, che facevano leva proprio su tale condizione per cercare di eludere i controlli. «L'ubicazione delle tre piazze di spaccio - sottolinea ancora il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata facente funzioni - nonchè i legami di parentela di gran parte degli indagati, non lasciano dubbi sulla contiguità degli stessi con il clan camorristico dei Gionta».
L'ultimo aspetto evidenziato da Raffaele Marino è «la familiarità con la quale i pusher e gli altri componenti dell'organizzazione vengono trattati dagli abitanti del quartiere e dai passanti, che spesso si fermavano a scherzare con loro, anche senza acquistare droga. È più che evidente che costoro vedono nel pusher e nei suoi sodali, capaci di guadagnare somme enormi con il minimo sforzo, null'altro che degli 'eroì o comunque persone importanti di cui vale la pena essere amici. Lo stesso dicasi per i clienti, che non solo si presentavano sulla piazza per fare acquisti spesso in compagnia di bambini anche piccoli, ma - in un clima di illegalità 'globalè - finivano spesso per diventare anch'essi all'occorrenza spacciatori o vedette, pronte a segnalare la presenza delle forze dell'ordine».
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