ROMA - Una nuova tecnica molto sofisticata, la “reverse vaccinology”,
che parte dal genoma
del batterio e che può rappresentare la base per
una nuova generazione di vaccini. In questo modo si è ottenuto, dopo
oltre venti anni di ricerca, il vaccino a quattro componenti contro il
meningococco B rDNA, adsorbito. L’importante risultato è stato
certificato con l’annuncio che il Comitato per i Farmaci per uso umano
dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha adottato parere positivo
per il vaccino per l'immunizzazione attiva di soggetti di età pari o
superiore ai 2 mesi contro la malattia meningococcica invasiva causata
da N. meningitidis di gruppo B. Quando tra qualche mese ci sarà
l’approvazione definitiva, questo sarà il primo vaccino ad ampio spettro
autorizzato, in grado di contribuire a proteggere tutti i gruppi di età
contro il meningococco di tipo B (MenB), inclusi i lattanti la fascia a
maggiore rischio di infezione. «Siamo orgogliosi dell’importante
traguardo raggiunto contro una malattia che fino a oggi sembrava
invincibile. Senza l’innovazione, infatti, non sarebbe stato possibile
raggiungere quei livelli che oggi hanno attratto e stanno attraendo a
Siena giovani professionisti da tutto il mondo», afferma Rino Rappuoli,
responsabile mondiale della Ricerca di Novartis Vaccines and
Diagnostics. I vaccini attualmente disponibili contro la meningite
meningococcica proteggono contro i sierogruppi A, C, Y e W135, ma non
contro MenB, responsabile fino al 90% dei casi di malattia
meningococcica in alcuni paesi europei. La malattia da MenB spesso non
viene diagnosticata correttamente, può uccidere in 24 ore o causare
gravi disabilità permanenti. Circa un soggetto su dieci di coloro che
contraggono la malattia muore, nonostante un trattamento adeguato. «La
meningite è una patologia drammatica che, oltre al decesso, può causare
sordità, ritardo psicomotorio, paralisi cerebrale -dichiara Susanna
Esposito, Direttore della Clinica Pediatrica I presso la Fondazione
IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Presidente
della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica- Il periodo di
maggior rischio è in prevalenza nei primi cinque anni di vita, perché
nel bambino il sistema immunitario è immaturo, e insorge nuovamente
nell’adolescente e nel giovane adulto, soggetti che fanno vita di
comunità. La vaccinazione è considerata l’unico intervento preventivo
efficace».
dopo aver letto questo articolo , traducibile con google translate, tirate voi le somme. io lo lascio fare ad altri.
RispondiEliminaecco il link: http://www.scoop.co.nz/stories/HL0611/S00403.htm
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