sabato 19 gennaio 2013

ANDREA, BIMBO DI 4 MESI MORTO IN OSPEDALE: "FORSE QUESTO È UN CASO DI MALASANITÀ"

 Andrea Cellamare, morto a 4 mesi
FOGGIA - La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un'inchiesta sulla morte di
Andrea Cellamare, il bambino di 4 mesi di Foggia, morto il pomeriggio del 21 dicembre scorso all'ospedale 'Bambino Gesù' della capitale, dopo quella che il legale della famiglia del piccolo, l'avvocato Michele Sodrio, definisce, parlando con l'Adnkronos, «una autentica odissea». I magistrati romani hanno aperto il fascicolo in seguito alla segnalazione dei sanitari, ordinando anche l'autopsia. Il giorno dopo anche il padre di Andrea ha presentato una denuncia ai carabinieri e, tramite il suo legale, ha chiesto di trasferire l'inchiesta alla Procura di Foggia, oltre che di individuare le cause della morte e di sequestrare le cartelle cliniche di tutti gli ospedali nei quali è stato portato. A Roma il piccolo Andrea, nato il 17 agosto scorso, è giunto dopo una lunga e penosa trafila. I primi problemi sono sorti verso il 18-19 novembre: il bambino presentava vomito e diarrea. Il pediatra di famiglia ha diagnosticato una gastroenterite e ha prescritto una cura di ferro e di fermenti lattici. Ma i problemi non si sono arrestati. «Il bambino era nato sanissimo», spiega l'avvocato Sodrio. Così i genitori si sono rivolti agli Ospedali Riuniti di Foggia dove Andrea è rimasto ricoverato per una settimana fino al 13 dicembre. Anche lì è stata diagnosticata una gastroenterite. Secondo quanto sostiene il legale, «in quella settimana di degenza, nel reparto diretto dal dottor Antonio Longo, non è stata fatta alcuna cura, nè una analisi approfondita ma soltanto un esame del sangue». Alla fine è stato individuato un valore delle transaminasi più alto del normale che denotava qualche probabile problema al fegato.

LA DIAGNOSI «Andrea è stato dimesso con una diagnosi di gastroenterite - continua l'avvocato Sodrio - nonostante le proteste dei genitori e una furibonda lite del padre con il dirigente medico». «Noi facciamo i medici voi fate i pazienti», sarebbe stato detto ai genitori del piccolo. Anche in quel caso sono stati prescritti i fermenti lattici e gli integratori di ferro «ed è stato chiesto alla madre di cullarlo quando piangeva». Ma vomito e diarrea non sono diminuiti, anzi si sono intensificati. La situazione è precipitata nella notte tra il 16 e il 17 dicembre. A quel punto Andrea è stato ricoverato all'ospedale 'Tatarellà di Cerignola dove è rimasto per poco tempo. I medici lo hanno dimesso, consigliando ai genitori di trasportarlo in un centro specializzato e così questi ultimi lo hanno trasportato con un'autoambulanza all'ospedale pediatrico 'Giovanni XXIIÌ di Bari dove è rimasto per tre giorni. Solo lì è emersa la gravità della situazione e la necessità di un trapianto di fegato, risultato ingrossato, e di un trasporto in un centro trapianti per bimbi piccoli che in Italia esiste solo a Palermo, Bergamo e Roma dove è giunto il giorno prima del decesso. 
MEDICI SOTTO ACCUSA Sotto accusa da parte dei genitori soprattutto l'equipe medica del reparto di pediatria degli Ospedali Riuniti di Foggia «ma noi - precisa l'avvocato Sodrio - chiediamo una indagine a 360 gradi. Siamo certi allo stato dei fatti che ci sono state gravi negligenze nella diagnosi». Denunciato anche il pediatra di base. I genitori hanno nominato un consulente medico di parte per gli accertamenti che si dovranno compiere. «La vicenda di Andrea - afferma l'avvocato Sodrio - costituisce una cartina di tornasole della situazione della sanità di questo paese dove ognuno scarica le sue responsabilità sugli altri. Il suo non sarà il primo e neanche l'ultimo caso di questo genere. Dal 19 novembre quando si sono manifestati i primi sintomi, abbiamo dovuto attendere il 20 dicembre per avere una diagnosi e capire che c'era la necessità di effettuare un trapianto di fegato». «Il nostro sistema sanitario -conclude - dalla base fino alle sue punte, è caratterizzata da pressapochismo e superficialità. Non è un problema di fondi ma di sostanziale inadeguatezza. Indescrivibile la disperazione dei genitori che hanno dovuto assistere, per la difficoltà di trovare le vene, ai tentativi di infilare gli aghi delle flebo nella giugulare e nell'arteria femorale del piccolo Andrea».

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