ROMA - Suo figlio è morto in un incidente stradale. È caduto dallo
scooter a 15 anni ed è
rimasto riverso in una pozza di sangue. Come se
il dolore non fosse già un prezzo altissimo da pagare, per Alessandra
Mazzetti, la mamma di Valerio Leprini, è arrivata a casa una richiesta
assurda, come racconta a Repubblica. "Pensavo di averla sognata la
lettera di Sicurezza e Ambiente: settecento euro per ripulire la strada
dal sangue di mio figlio, non era un sogno era una beffa, allora
piansi". Sono passati quasi tre anni da quel 30 agosto del 2009, e solo ora Alessandra trova la forza per chiedere giustizia. "Allora non ebbi la forza di reagire, il dolore era troppo forte: pagare per lavare la strada dal sangue di mio figlio per 'questioni di sicurezza' perché la carreggiata poteva essere scivolosa. Valerio morì sbattendo la testa su un palo dell'illuminazione pubblica fuorilegge, e venivano a chiedere a me del denaro per "questioni di sicurezza"?".
La beffa del palo, poi rimosso e per cui sono stati imputati per omicidio colposo tre vigili e un funzionario del X municipio, non è stata l'unica. "Dovevano utilizzare un macchinario particolare per ripulire il tratto stradale, così c'era scritto nella lettera che mi inviarono - spiega Mezzetti - e per questo veniva giustificata una simile spesa". Ma non sono i soldi il problema della donna: "Dove è la sensibilità da utilizzare in simili circostanze? Sapevano ciò che era successo, tanto vale che mi piantassero un coltello sul petto".
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