A Castevolturno trovata una "bomba" fotocopia con un volantino contro Napolitano. I capi della Sacra Corona Unita in carcere: "Noi non c'entriamo nulla con questo orrore". BRINDISI - Li ha visti saltare in aria. Era lì, a poche centinaia di metri nascosto dietro un albero di viale Palmiro Togliatti, con un telecomando o un telefonino in mano che azionava un impulso a distanza. Intanto, davanti all'ingresso della scuola si erano radunati una cinquantina di ragazzi mentre altri scendevano da due pullman provenienti da Mesagne. Compiuta la sua missione di morte, il killer della scuola professionale "Falcone Morvillo" di Brindisi si è allontanato, lasciando sull'asfalto alcune ragazze che gridavano aiuto e che si contorcevano avvolte dalle fiamme. E Melissa è morta. Sono state alcune telecamere su viale Togliatti che hanno registrato le immagini dalla notte fino all'ora dell'attentato a far ritenere agli investigatori che tra le persone filmate possa esserci l'uomo che ha premuto il pulsante per innescare l'esplosivo. Il volto del probabile attentatore potrebbe essere fissato in quel filmato, dove si vede un uomo che ha in mano qualcosa che somiglia ad un telecomando. Gli investigatori dello Sco, inviati dal capo della Polizia Antonio Manganelli, e quelli del Ros dei Carabinieri, stanno visionando tutti i filmati che hanno recuperato dalle telecamere della strada e di alcuni negozi vicini alla scuola scelta dal killer per seminare terrore e morte. Ci sarebbe anche un testimone che intorno alle 2,30 della notte di venerdì ha visto un uomo spostare il cassonetto dell'immondizia utilizzato per nascondere l'ordigno che esploderà alle 7.42. Il testimone non ha però saputo
fornire molte indicazioni su quell'uomo che ha spostato il
cassonetto, dice non averlo visto bene in faccia e di non ricordare
com'era vestito, quant'era alto e di che colore avesse la pelle. Lo
hanno interrogato per tutta la giornata: "Ho visto soltanto un uomo che
spostava il cassonetto, non so dirvi di più". Quel che è certo è che
l'assassino ha deliberatamente agito quando ha visto i ragazzi davanti
all'ingresso dell'istituto.
Poi c'è un precedente emerso solo ieri sera: lunedì a Castelvolturno è stata trovata una bombola gpl davanti a un istituto alberghiero e, accanto, un volantino con minacce al capo dello Stato e ad alcuni politici. Ieri il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha commentato: "Qualunque matrice abbia l'attentato è un atto di terrorismo puro perché era diretto a colpire innocenti in modo indiscriminato".
"Non daremo tregua ai responsabili di questa nefandezza. Li prenderemo", promette il capo della Polizia Manganelli. Ma chi sono? Per conto di chi hanno agito? A chi era indirizzato quel messaggio di morte? "Né la Sacra Corona unita né la mafia siciliana uccidono in questo modo e neanche le aree antagoniste, dalle Br a estrema destra. Nessuno si è mai spinto a questa tipologia di agguato", ragiona Manganelli che, allo stato, esclude una guerra interna alle cosche mafiose della Scu. I boss in carcere sono stati "contattati" dagli investigatori e fanno sapere: "È inutile che perdiate tempo con noi perché noi non c'entriamo nulla...". Ma intanto sono state perquisite alcune case di boss e affiliati a Mesagne e a Brindisi.
L'esplosione è stata spaventosa, gli assassini hanno utilizzato tre bombole di gas legate l'una all'altra con un detonatore collegato con due fili, uno rosso e uno blu, che hanno provocato il contatto quando il killer ha premuto il pulsante. Pezzi di ferro delle tre bombole sono stati trovati anche a 600 metri di distanza dal luogo dell'attentato, una scheggia ha tranciato la saracinesca di metallo di un'agenzia di assicurazioni che si trova all'angolo opposto dell'istituto professionale. "Una potenza devastante che poteva trasformarsi in un'ecatombe", dice un esperto della polizia scientifica che sul posto raccoglie "reperti" e fra questi i frammenti di una scheda elettronica che saranno analizzati insieme ad altro materiale per risalire all'identità degli assassini. "C'è una bassissima possibilità che sia un attentato di stampo mafioso. La Sacra Corona Unita, come ci hanno detto alcuni pentiti, da quando ha subito grossi colpi con arresti e condanne, sta tentando di riappropriarsi del territorio, cercando consenso tra la gente e non lo troverà compiendo stragi di questo tipo", nota un investigatore da anni impegnato in indagini sulla criminalità organizzata.
Circolano tante ipotesi, come quella di un gruppo "esterno" alla Sacra Corona Unita che vorrebbe affermare la sua supremazia sull'organizzazione classica. Anche quella di una vendetta diretta a boss, pentiti e esponenti dell'antimafia. Ma in quella scuola e dentro quei pullman provenienti da Mesagne, c'era di tutto. Figli di boss, di attivisti di "Libera", di parenti di pentiti. Difficile capire allora chi potesse essere l'obiettivo. Si è parlato anche di terroristi anarchici venuti dalla Grecia e si stanno controllando tutte le liste di passeggeri delle navi proveniente dal quel Paese.
Poi c'è un precedente emerso solo ieri sera: lunedì a Castelvolturno è stata trovata una bombola gpl davanti a un istituto alberghiero e, accanto, un volantino con minacce al capo dello Stato e ad alcuni politici. Ieri il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha commentato: "Qualunque matrice abbia l'attentato è un atto di terrorismo puro perché era diretto a colpire innocenti in modo indiscriminato".
"Non daremo tregua ai responsabili di questa nefandezza. Li prenderemo", promette il capo della Polizia Manganelli. Ma chi sono? Per conto di chi hanno agito? A chi era indirizzato quel messaggio di morte? "Né la Sacra Corona unita né la mafia siciliana uccidono in questo modo e neanche le aree antagoniste, dalle Br a estrema destra. Nessuno si è mai spinto a questa tipologia di agguato", ragiona Manganelli che, allo stato, esclude una guerra interna alle cosche mafiose della Scu. I boss in carcere sono stati "contattati" dagli investigatori e fanno sapere: "È inutile che perdiate tempo con noi perché noi non c'entriamo nulla...". Ma intanto sono state perquisite alcune case di boss e affiliati a Mesagne e a Brindisi.
L'esplosione è stata spaventosa, gli assassini hanno utilizzato tre bombole di gas legate l'una all'altra con un detonatore collegato con due fili, uno rosso e uno blu, che hanno provocato il contatto quando il killer ha premuto il pulsante. Pezzi di ferro delle tre bombole sono stati trovati anche a 600 metri di distanza dal luogo dell'attentato, una scheggia ha tranciato la saracinesca di metallo di un'agenzia di assicurazioni che si trova all'angolo opposto dell'istituto professionale. "Una potenza devastante che poteva trasformarsi in un'ecatombe", dice un esperto della polizia scientifica che sul posto raccoglie "reperti" e fra questi i frammenti di una scheda elettronica che saranno analizzati insieme ad altro materiale per risalire all'identità degli assassini. "C'è una bassissima possibilità che sia un attentato di stampo mafioso. La Sacra Corona Unita, come ci hanno detto alcuni pentiti, da quando ha subito grossi colpi con arresti e condanne, sta tentando di riappropriarsi del territorio, cercando consenso tra la gente e non lo troverà compiendo stragi di questo tipo", nota un investigatore da anni impegnato in indagini sulla criminalità organizzata.
Circolano tante ipotesi, come quella di un gruppo "esterno" alla Sacra Corona Unita che vorrebbe affermare la sua supremazia sull'organizzazione classica. Anche quella di una vendetta diretta a boss, pentiti e esponenti dell'antimafia. Ma in quella scuola e dentro quei pullman provenienti da Mesagne, c'era di tutto. Figli di boss, di attivisti di "Libera", di parenti di pentiti. Difficile capire allora chi potesse essere l'obiettivo. Si è parlato anche di terroristi anarchici venuti dalla Grecia e si stanno controllando tutte le liste di passeggeri delle navi proveniente dal quel Paese.
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