mercoledì 27 giugno 2012

COSTRETTA AD ABORTIRE AL SETTIMO MESE "METODI COERCITIVI" PUNITI I FUNZIONARI CINESI


Le autorità della città cinese di Ankang hanno annunciato punizioni, senza specificare quali oltre alla rimozione, per i funzionari che hanno costretto una donna, Feng Jianmei, ad abortire al settimo mese di gravidanza. Lo annuncia l'agenzia Nuova Cina.
La vicenda della donna era divenuta di dominio pubblico, dopo che in rete era circolata una foto della donna e del feto, subito dopo l'operazione per interrompere la gravidanza.
Secondo un comunicato diffuso dalle stesse autorità, le indagini interne hanno mostrato "violazioni dei diritti della donna ad opera di diversi funzionari contro le leggi locali e nazionali sul controllo delle nascite".

Tra i funzionari puniti, anche i responsabili dell'ospedale dove la donna ha abortito. Le indagini hanno dimostrato che i funzionari del locale ufficio della pianificazione familiare, nel tentare di convincere la donna ad abortire, hanno usato metodi coercitivi.

Intimidazioni contro Feng e il maritoNei giorni scorsi, secondo Deng Jicai, sorella del marito di Feng Jianmei, funzionari del governo locale nella provincia cinese di Shaanxi avevano lanciato una campagna di intimidazioni contro la famiglia della donna costretta ad abortire al settimo mese della gravidanza. Secondo quanto raccontato da Deng Jicai, suo fratello sarebbe stato picchiato dopo esser partito per Pechino, dove doveva incontrare giornalisti. Deng Jiyuan è dovuto fuggire e nascondersi, mentre gli altri familiari sono stati definiti dei traditori e vengono sorvegliati.

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