Ascoltare musica in modo interattivo farebbe bene allo sviluppo cerebrale e comportamentale del bambino
MILANO - Non ci sarebbe solo l’ipotetico “effetto Mozart” secondo cui ascoltare i brani del compositore austriaco migliorerebbe le abilità cognitive. Per i più piccini, che ancora non camminano e pronunciano solo monosillabi, battere le mani su un tamburello per cercare di seguire il ritmo di filastrocche e ninna-nanne sarebbe più di un semplice divertimento; li renderebbe anche più positivi e comunicativi nei confronti di ciò che li circonda. Lo sostiene sulle riviste Developmental Science e Annals of the New York Academy of Sciences Laurel Trainer, direttrice del canadese McMaster Institute for Music and the Mind ed esperta di ricerche su musica e sviluppo mentale.
LEZIONI INTERATTIVE – Non si tratta però di ascoltare
semplicemente un’aria di Mozart o un celebre brano rock, ma piuttosto di
far partecipare attivamente i bambini a una lezione musicale
invitandoli a ritmare la melodia battendo su strumenti a percussione e
cercando di farli canticchiare. Tra i due approcci alla musica sembra
infatti esserci differenza. I ricercatori canadesi hanno osservato per
sei mesi le reazioni e il comportamento di bambini di meno di un anno
che frequentavano, insieme ai genitori, lezioni di musica interattive
oppure giocavano in un ambiente con un sottofondo musicale. I piccoli
guidati dagli esperti a un ascolto attivo di canzoncine non solo
sviluppavano più di chi sentiva musica in maniera passiva una preferenza
per le melodie più armoniche, ma mostravano anche una maggior capacità
comunicativa e un atteggiamento più positivo. «Questi piccoli - spiega
la Trainer - sorridevano più degli altri e sembravano più tranquilli
mostrando meno disagio nei confronti di cose e persone che non
conoscevano». Tali bambini sembravano anche più ricettivi verso gli
stimoli esterni e più pronti a interagire gesticolando e indicando gli
oggetti.
PLASTICITÀ CEREBRALE – Già in passato alcuni studi avevano
mostrato che la musica poteva avere un effetto positivo sul quoziente
intellettivo dei bambini in età scolare. La stessa Trainer nel 2006
aveva pubblicato una ricerca, su piccoli di età tra i quattro e i sei
anni, in cui mostrava che insegnare loro musica ne migliorava la memoria
e altre abilità cognitive. Ascoltare Mozart o Beethoven ha
intuitivamente l’effetto di calmare e alleviare lo stress, ma ciò che
sembra più importante è praticare attivamente l’arte musicale,
indipendentemente dal suo genere. Cimentarsi nel canto o nel suonare
anche in modo rudimentale uno strumento migliorerebbe le connessioni
cerebrali rendendo la mente più adattabile ai cambiamenti. «Il nostro
ultimo studio - continua l’esperta - mostra come il cervello dei bambini
esposto alla musica sia particolarmente plastico non solo quando il
piccolo fa le sue prime esperienze alla scuola materna, ma addirittura
prima che inizi a camminare e parlare». La teoria secondo cui la musica
sia in grado di migliorare le abilità cognitive non è una scienza
esatta, ma un insieme di teorie più o meno verificate. Non è difficile
però credere che ascoltare o provare a produrre una melodia stimoli la
creatività e possa rendere più sereni e positivi nei confronti degli
stimoli esterni. Canticchiare poi una canzoncina al proprio pargolo
ancora in fasce è uno dei modi più semplici e spontanei per comunicare
con lui e farlo interagire con noi.
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