giovedì 17 maggio 2012

TUTTO IL BENE DELLE LEZIONI DI MUSICA IN CULLA

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Ascoltare musica in modo interattivo farebbe bene allo sviluppo cerebrale e comportamentale del bambino

MILANO - Non ci sarebbe solo l’ipotetico “effetto Mozart” secondo cui ascoltare i brani del compositore austriaco migliorerebbe le abilità cognitive. Per i più piccini, che ancora non camminano e pronunciano solo monosillabi, battere le mani su un tamburello per cercare di seguire il ritmo di filastrocche e ninna-nanne sarebbe più di un semplice divertimento; li renderebbe anche più positivi e comunicativi nei confronti di ciò che li circonda. Lo sostiene sulle riviste Developmental Science e Annals of the New York Academy of Sciences Laurel Trainer, direttrice del canadese McMaster Institute for Music and the Mind ed esperta di ricerche su musica e sviluppo mentale.

LEZIONI INTERATTIVE – Non si tratta però di ascoltare semplicemente un’aria di Mozart o un celebre brano rock, ma piuttosto di far partecipare attivamente i bambini a una lezione musicale invitandoli a ritmare la melodia battendo su strumenti a percussione e cercando di farli canticchiare. Tra i due approcci alla musica sembra infatti esserci differenza. I ricercatori canadesi hanno osservato per sei mesi le reazioni e il comportamento di bambini di meno di un anno che frequentavano, insieme ai genitori, lezioni di musica interattive oppure giocavano in un ambiente con un sottofondo musicale. I piccoli guidati dagli esperti a un ascolto attivo di canzoncine non solo sviluppavano più di chi sentiva musica in maniera passiva una preferenza per le melodie più armoniche, ma mostravano anche una maggior capacità comunicativa e un atteggiamento più positivo. «Questi piccoli - spiega la Trainer - sorridevano più degli altri e sembravano più tranquilli mostrando meno disagio nei confronti di cose e persone che non conoscevano». Tali bambini sembravano anche più ricettivi verso gli stimoli esterni e più pronti a interagire gesticolando e indicando gli oggetti.
PLASTICITÀ CEREBRALE – Già in passato alcuni studi avevano mostrato che la musica poteva avere un effetto positivo sul quoziente intellettivo dei bambini in età scolare. La stessa Trainer nel 2006 aveva pubblicato una ricerca, su piccoli di età tra i quattro e i sei anni, in cui mostrava che insegnare loro musica ne migliorava la memoria e altre abilità cognitive. Ascoltare Mozart o Beethoven ha intuitivamente l’effetto di calmare e alleviare lo stress, ma ciò che sembra più importante è praticare attivamente l’arte musicale, indipendentemente dal suo genere. Cimentarsi nel canto o nel suonare anche in modo rudimentale uno strumento migliorerebbe le connessioni cerebrali rendendo la mente più adattabile ai cambiamenti. «Il nostro ultimo studio - continua l’esperta - mostra come il cervello dei bambini esposto alla musica sia particolarmente plastico non solo quando il piccolo fa le sue prime esperienze alla scuola materna, ma addirittura prima che inizi a camminare e parlare». La teoria secondo cui la musica sia in grado di migliorare le abilità cognitive non è una scienza esatta, ma un insieme di teorie più o meno verificate. Non è difficile però credere che ascoltare o provare a produrre una melodia stimoli la creatività e possa rendere più sereni e positivi nei confronti degli stimoli esterni. Canticchiare poi una canzoncina al proprio pargolo ancora in fasce è uno dei modi più semplici e spontanei per comunicare con lui e farlo interagire con noi.

 

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