ROMA - Gli aerei italiani rischiano di non volare più. Un doppio
allarme, quello che giunge da Enac e Alitalia, preoccupate dalla crisi,
dai costi e dalla concorrenza selvaggia.
Le compagnie italiane rischiano
«di scomparire» - avverte il presidente dell’Enac, Vito Riggio - perché
la concorrenza è sui prezzi , sempre più bassi: per le compagnie
tradizionali «il guadagno si riduce» mentre le low cost «si
consolidano». Mentre l'amministratore delegato di Alitalia, Andrea
Ragnetti, denuncia «l’accanimento» in «tasse e balzelli», e avvisa:
così, «prima o poi spariamo o passiamo di mano».
Non basta la parziale consolazione dell’aumento dei passeggeri nel
2011:, 147,9 milioni, quasi 9 in più rispetto all'anno precedente
(+6,5%). Perché il mercato italiano è sempre più preda di agguerrite
compagnie straniere low cost, come l'irlandese Ryanair e l'inglese
Easyjet. E così le compagnie italiane sono «tutte in perdita»,
sottolinea Riggio, che sul fronte della crisi per il settore rileva
«segnali di nuovo cedimento nel primo quadrimestre 2012».«Dopo gli sforzi di utti per salvare Alitalia, a tre anni di distanza, la situazione non è rosea, non è tornata in utile come prevedeva il Piano Fenice», ha proseguito Riggio. Sul grave ritardo degli investimenti nelle infrastrutture aeroportuali ha pesato il mancato adeguamento delle tariffe: «Il lungo sonno delle tariffe - ha detto ancora Riggio - fatto a suo tempo per salvare Alitalia, ha messo in ginocchio il settore».
Per il comparto aereo l’ossigeno potrebbe arrivare da due interventi del governo. Il primo, il piano nazionale per la razionalizzazione degli aeroporti, dovrebbe arrivare entro l’estate. Prima della fine dell’anno, invece, è prevista la firma degli ultimi importanti contratti di programma con le società di gestione aeroportuali (Venezia e Roma) che - come ha spiegato il ministro dello Sviluppo Corrado Passera - sciogliendo il nodo delle tariffe sbloccherebbero impegnativi piani di investimento e il possibile ingresso di investitori stranieri.
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