L'aborto aumenterebbe il rischio di suicidio. Così vuole una corte
d'appello federale americana che si è pronunciata sulla questione
confermando una legge già in vigore nel Sud Dakota. Secondo il testo, i
medici hanno l'obbligo di avvertire le loro pazienti che intendono
interrompere la gravidanza mettendole in guardia contro il probabile
rischio suicidio a cui vanno incontro.
La legge su cui si è rponunciata la corte risale al marzo 2005, ma è stata sospesa sia in quell'anno che in quello successivo. Ora è tornata alla ribalta in seguito a dei fatti di cronaca e ne è stata ribadita la costituzionalità ribadendo che «l’obbligo per i medici di parlare dei rischi di suicidio non rappresentano né una violazione del diritto all’aborto né una violazione della libertà di parola». Non manca chi in tale legge vede al contrario una campagna intimidatoria nei confronti delle donne che decidono di abortire. Tra questi, Sarah Stoesz, presidente e portavoce di Planned Parenthood, che ha ribadito: «Questa legge è una delle tante barriere poste dal governo del South Dakota nei confronti di tutte quelle donne che cercano un'assistenza sanitaria che sia sicura e legale».
La legge su cui si è rponunciata la corte risale al marzo 2005, ma è stata sospesa sia in quell'anno che in quello successivo. Ora è tornata alla ribalta in seguito a dei fatti di cronaca e ne è stata ribadita la costituzionalità ribadendo che «l’obbligo per i medici di parlare dei rischi di suicidio non rappresentano né una violazione del diritto all’aborto né una violazione della libertà di parola». Non manca chi in tale legge vede al contrario una campagna intimidatoria nei confronti delle donne che decidono di abortire. Tra questi, Sarah Stoesz, presidente e portavoce di Planned Parenthood, che ha ribadito: «Questa legge è una delle tante barriere poste dal governo del South Dakota nei confronti di tutte quelle donne che cercano un'assistenza sanitaria che sia sicura e legale».
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