La Procura vuole capire se l'inquinamento dei mitili era dovuto alle sostanze rilasciate dallo stabilimento siderurgico
Nell'inchiesta sull'Ilva di Taranto entrano ora anche le cozze alla diossina. Il pool di magistrati ha affidato all'Agenzia regionale per l'Ambiente, l'analisi chimica delle cozze provenienti dagli allevamenti del mar Piccolo di Taranto, distrutte lo scorso mese su decisione della Regione perché rese pericolose per la salute dall'inquinamento. Scopo è verificare se le sostanze inquinanti possono essere riconducibili allo stabilimento siderurgico.
Dal
punto di vista dei capi di imputazione non cambierebbe nulla in quanto
si rientrerebbe sempre nel reato di avvelenamento di sostanze
alimentari, già prefigurato per l'infezione di carni e formaggi
infettati, l'inchiesta si estenderebbe anche alle cozze, con effetti dal
punto di vista risarcitorio".
Le cose cambierebbero per quanto riguarda gli evedntuali risarcimenti. Infatti solo nell'estate 2012, secondo quanto dichiarato dai mitilicoltori tarantini, sono andate distrutte circa venti tonnellate di cozze provenienti dal primo seno del mar Piccolo, per un valore commerciale attorno ai 4 milioni di euro.
Oltre venti cooperative di allevatori di mitili interessate dal provvedimento di distruzione, nel caso in cui si accertasse la responsabilità di Ilva nell'avvelenamento con sostanze pericolose per la salute, potrebbero chiedere i danni al siderurgico.
Le cose cambierebbero per quanto riguarda gli evedntuali risarcimenti. Infatti solo nell'estate 2012, secondo quanto dichiarato dai mitilicoltori tarantini, sono andate distrutte circa venti tonnellate di cozze provenienti dal primo seno del mar Piccolo, per un valore commerciale attorno ai 4 milioni di euro.
Oltre venti cooperative di allevatori di mitili interessate dal provvedimento di distruzione, nel caso in cui si accertasse la responsabilità di Ilva nell'avvelenamento con sostanze pericolose per la salute, potrebbero chiedere i danni al siderurgico.
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