giovedì 25 ottobre 2012

CRISI, 4,5 MILIONI DI FAMIGLIE NON ARRIVA A FINE MESE:" È UN RECORD NELLA STORIA"



ROMA - Quattro milioni e mezzo di famiglie italiane (pari al 18% del totale) non arriva a fine mese, non riesce cioè a far fronte a tutti i pagamenti e sempre più spesso pronunciano la frase: «me lo segni sul conto». L'ultima fotografia dell'Italia della crisi la scattano Censis-Confcoommercio, accanto a quella dell'Istat che a settembre registra retribuzioni in frenata (+1,4% su base annua, dal +1,6% di agosto); in aumento il gap rispetto alla corsa dell'inflazione che segna +3,2% annuo a settembre), con un divario che si allarga a 1,8 punti. In assenza di rinnovi contrattuali a gennaio 2013 la crescita annua dell'indice delle retribuzioni crollerebbe, attestandosi allo 0,9%, dice ancora l'Istituto di statistica.
E a fine dicembre, sono in scadenza gran parte dei contratti dell'industria (tra cui energia e petroli, energia elettrica, plastica, metalmeccanici) e quasi 4 milioni di dipendenti sono in attesa di rinnovo contrattuale. Le famiglie che non ce la fanno, alla prese con le spese obbligate (bollette, tariffe, trasporti, completamento dei servizi sociali) posticipano sempre di più i pagamenti (da 13,3% di marzo al 21% di giugno).
Dai dati Censis-Confcommercio la luce in fondo al tunnel nel 2013 non si vede proprio: i consumi segneranno -0,9%, il Pil -0,8%, gli investimenti -3,5%, tutti rivisti al ribasso. Le stime 2012, anch'esse al ribasso, sono «da grande crisi»: consumi in profondo rosso (-3,3%, erano -0,5% a luglio), Pil giù del 2,3% (-0,1% a luglio), investimenti -9,2%. A fronte di ciò, segnala l'outlook sui consumi presentato oggi, la pressione fiscale è da «record mondiale».45,55 la stima del governo per il 2013 che sale a 55,2%, livello reale al netto del sommerso, sempre nel 2013. Per i consumi, il biennio 2012-2013 «appare il peggiore della storia della Repubblica, e va aggiunta la legge di Stabilità» secondo l'ufficio studi della Confcommercio. Nel confronto tra Pil ed entrate fiscali il 2008 e il 2013, ci sono 50 miliardi di tasse in più, dice lo studio. Eppure, nonostante tutto, il Bel paese mostra segni di vitalità: nei primi 9 mesi sono nate 300mila nuove imprese di cui 33mila nel commercio a dettaglio (dove però la mortalità è molto superiore).
La propensione al consumo è (ancora!) crescente grazie al risparmio accumulato (il 17% riesce a risparmiare), nel 2002 era all'86,8% nel 2013 sarà al 93,5%. E c'è uno zoccolo di duro di «giapponesi» (29%) che giura di non voler rinunciare a nulla, rimodulando le priorità di spesa. «Ma non può durare per sempre - dice il presidente Confcommercio Carlo Sangalli - istituzioni, parti sociali, imprese devono fare in modo di valorizzare tale patrimonio, se la propensione dovesse cominciare a scendere nuove recessioni si profilerebbero all'orizzonte». 

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