PADOVA - Alcuni papà sono guardoni? Allora tutti i genitori, in special
modo quelli di sesso maschile, sono pregati di rimanere fuori dagli
spogliatoi dei bimbi. Lo ha scritto, nero su bianco, come riporta Il
Gazzettino, il presidente della Polisportiva Vigonza, Flavio Volpi, in
un cartello affisso qualche giorno fa sulla porta degli spogliatoi. Quel
cartello affisso alla porta ha scatenato subito polemiche e
discussioni. «È assurdo che non possiamo entrare per aiutare i nostri
bambini - dice una mamma -. Ora siamo costretti a cambiarli in
corridoio. Questo è il grazie per i soldi che paghiamo per le rette
mensili». «Questa è una discriminazione bella e buona che mi offende -
dice un papà -. Sono il solo che può accompagnare mia figlia ai corsi,
ma non posso entrare per aiutarla». «Ho dovuto farlo - afferma il
presidente della Polisportiva -, perché qualche giorno fa c'è stata una
discussione in corridoio tra una mamma ed un papà: lui era entrato nello
spogliatoio per aiutare il figlio a cambiarsi le scarpe e la mamma gli
ha detto che la sua bambina si era sentita a disagio nel vedere entrare
un uomo. E da lì, una parola tira l'altra, ne è nata una discussione
accesa. A quel punto per evitare che situazioni del genere possano
ripetersi e che gli spogliatoi diventino luoghi di litigi, ho affisso il
cartello che vieta ai genitori, in particolare ai papà, di entrare».
Il "divieto di accesso" riguarda gli spogliatoi in cui si cambiano i bambini dai 4 ai 6 anni, «mentre per gli atleti più grandi che frequentano i corsi in palestra - prosegue Volpi -, gli spogliatoi sono divisi e lì i ragazzini non hanno bisogno dell'aiuto dei genitori. Non c'è nessuna discriminazione, ci mancherebbe, è solo che vogliamo che la palestra sia solo per gli atleti e non il pretesto per discussioni sgradevoli. Per lo stesso motivo è stato vietato ai genitori di assistere agli allenamenti, perché si creavano situazioni spiacevoli e di conflitto tra loro e gli allenatori dei bambini, e tra i genitori stessi. Per me la palestra dev'essere il luogo in cui si fa dell'attività sportiva sana, in amicizia e armonia».
Il "divieto di accesso" riguarda gli spogliatoi in cui si cambiano i bambini dai 4 ai 6 anni, «mentre per gli atleti più grandi che frequentano i corsi in palestra - prosegue Volpi -, gli spogliatoi sono divisi e lì i ragazzini non hanno bisogno dell'aiuto dei genitori. Non c'è nessuna discriminazione, ci mancherebbe, è solo che vogliamo che la palestra sia solo per gli atleti e non il pretesto per discussioni sgradevoli. Per lo stesso motivo è stato vietato ai genitori di assistere agli allenamenti, perché si creavano situazioni spiacevoli e di conflitto tra loro e gli allenatori dei bambini, e tra i genitori stessi. Per me la palestra dev'essere il luogo in cui si fa dell'attività sportiva sana, in amicizia e armonia».
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