domenica 20 gennaio 2013

BERLUSCONI: "INDAGATI FUORI DALLE LISTE". DELL'UTRI LASCIA: "L'IMMUNITA NON SERVE PIÙ"


Il senatore Marcello Dell'Utri (Ansa) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ROMA - Silvio Berlusconi annuncia la linea dura contro gli "impresentabili": via gli indagati dalle liste elettorali a tre giorni dalla chiusura. Nel partito piomba il caos, con le proteste che fioccano e le minacce degli scajolani liguri di abbandonare il Cavaliere a partire dal consiglio regionale. Claudio Scajola si ritira, Marcello Dell'Utri prova a resistere ma poi rivela in un'intervista al Fatto quotidiano che lascia: «Non voglio che si dica che il Pdl ha perso per colpa mia». In Campania è in bilico la candidatura di Nicola Cosentino e anche Marco Milanese resta fuori. Il coordinatore Denis Verdini avverte: «Il voto in Campania sarà determinante, la presenza di Cosentino potrebbe risultare decisiva». «Il Cavaliere non è nuovo a ribaltare il tavolo, ha capito che è il momento di dare un segnale forte di cambiamento», confida un alto esponente Pdl. «Servono volti nuovi e puliti», va ripetendo come un mantra da mesi l'ex premier. 
Sarebbero stati i sondaggi a convincere il Cavaliere a tenere fuori dalle liste alcuni nomi, che anche se ben noti hanno più di un problema giudiziario, per dare un'immagine di trasparenza alla sua nuova discesa in campo. 

IL RITIRO DI DELL'UTRI «Finisce qui, ritiro la mia candidatura». Sembra convinto Marcello Dell'Utri durante l'intervista al Fatto Quotidiano. Spiega: «Silvio continua a dirmi che possiamo trovare una soluzione, che c'è tempo fino a lunedì sera. Ma ho deciso: non mi presento alle elezioni». «Ci ho riflettuto bene - dice - il Pdl sta salendo nei sondaggi, la vittoria non è impossibile, ma è improbabile. Non voglio fare da capro espiatorio, non voglio che si dica: 'Abbiamo perso per colpa di Dell'Utri'». La scelta è maturata anche perché «siamo al capolinea. Se non fossi stato in Parlamento, è vero, sarei già finito in galera. Ma ora non serve più a niente» perché in caso di condanna definitiva «non c'è scudo che tenga, nemmeno quello parlamentare».

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