domenica 20 gennaio 2013

FINTE LACRIME ALLA CASA DELLO STUDENTE, IL PREFETTO: "ERA UNA RISATA NERVOSA"

L'ex prefetto dell'Aquila Giovanna Iurato

ROMA - «La risata? Sono stata fraintesa. La mia era una reazione emotiva al telefono, nient'altro». In una intervista a Repubblica, l'ex prefetto dell'Aquila Giovanna Iurato si difende dall'accusa di 'finta commozione' davanti alle macerie della Casa dello studente, dicendo che ora il suo stato d'animo è «troppo dispiaciuto». E anche al Corriere della Sera spiega, attraverso il suo avvocato, Renato Borzone che si è trattato di «risate amare, nessuna ironia, nessun sarcasmo. Il prefetto lo ha chiarito anche ai magistrati».
«Quella dell'Aquila per me - spiega Iurato a Repubblica - era una situazione nuova, del tutto diversa. Chi non ci ha vissuto non può capire. Avevo paura e al telefono con un amico ho avuto una reazione emotiva. Ma so bene che ciò che posso dire io adesso, in questo momento vale poco. Sono le persone dell'Aquila che mi hanno conosciuto in questi anni che devono parlare e dire come sono veramente». Anche perché davanti alla Casa dello studente «mi sono commossa veramente». E «non si può - aggiunge - giudicare una persona dalla trascrizione di una telefonata fatta in un contesto particolare». Il periodo iniziale all'Aquila «per me è stato terribile, in certe situazioni si può reagire in tanti modi». E «certe volte uno può fare una risata nervosa perchè oppressa dalla paura...».

Intanto, le presunte finte lacrime del prefetto Iurato hanno provocato reazioni diverse. Prudente il ministro degli interni Cancellieri: «È una cosa molto triste, ma su cui non esprimo giudizi perché le cose vorrei conoscerle nella loro interezza». Sotto choc i familiari delle vittime della Casa dello Studente dell’Aquila. «Provo disprezzo per questa donna. Dovrebbe vergognarsi», afferma Annamaria Cialente, che nel crollo perse il figlio. Al telefono, il prefetto Iurato risponde solo che per il momento non si sente di fare commenti. Per lei parlano i legali, Renato Borzone e Claudio Botti: «Non c’era nulla di sarcastico o ironico. È il tono confidenziale di una telefonata amichevole».

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