mercoledì 30 maggio 2012

IL SISMA SFREGIA I MONUMENTI. 600 ANNI DI STORIA COLPITI. CROLLANO DUOMI E ROCCHE

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ROMA - Quindici secondi per colpire al cuore 600 anni. Di arte e di storia. E a terra restano altri cumuli di pietre da numerare e da mettere in ordine. Questo secondo quanto il segretario generale del Ministero dei Beni Culturali Antonia Pasqua Recchia ha ipotizzato nei giorni scorsi, quando la scossa di ieri si sperava non arrivasse mai: attuare una ricostruzione filologica, ricollocando pietra per pietra, e ricostituendo gli edifici storici.
Ieri a crollare sono stati alcuni gioielli monumentali del cuore dell'Emilia, torri e rocche, chiese e basiliche, già gravemente ferite lo scorso 20 maggio. Crolla il Duomo di Mirandola, crolla la Rocca estense di Finale Emilia e Villa di Ronchi a Crevalcore. Danni per decine di milioni. Cadono in frantumi quelli che non sono capolavori dell'architettura, ma opere simbolo di un'identità culturale e di un Medioevo che si è fatto Rinascimento e poi contemporaneità.
«I danni sono diffusi perché diffuso è il patrimonio emiliano: a Pieve di Cento che è conservatissima - osserva lo storico Vittorio Emiliani - la chiesa principale è vittima di gravi danni alla cupoletta: ora piove dentro quel tempio-museo che conserva opere di Reni, Guercino, Albani e Lavinia Fontana».
Eppure, le costruzioni in muratura, cotto, pietra e legno, hanno retto più saldamente di fabbriche e villette contemporanee, disfatte come castelli di carte.
«L'architettura antica è antisisimica, come quella romana. Un adeguato piano di prevenzione avrebbe evitato molti danni: c'è un costo, ma inferiore a quello necessario a rincorrere l'emergenza», nota Emiliani.
Anche il Fai osserva attonito un patrimonio in ginocchio. Il presidente Ilaria Borletti Buitoni parla di «identità di una Regione straordinaria forte, ricca di storia e tradizione violentemente spezzata». Il capo della Protezione civile Franco Gabrielli assicura: «Stiamo verificando le cause dei crolli, per modulare comportamenti e dare indicazioni alla popolazione».
Ma intanto da domani gli abitanti di Mirandola e Carpi non avranno più una cattedrale in cui pregare che altre scosse non portino via con sé vite, case e pezzi della loro storia.

I DANNI A PADOVA.  Neanche Sant’Antonio ha potuto nulla. A Padova la Basilica del Santo è stata protagonista del crollo di 2 metri quadri di intonaco, in prossimità della Cappella delle Reliquie. Danni anche a S. Giustina, S. Lucia e al Duomo. Salvi, invece, gli affreschi di Giotto agli Scrovegni e quelli di Giusto de’ Menabuoi nel Battistero.

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