lunedì 21 maggio 2012

MELISSA, ECCO L'IMMAGINE DEL KILLER. "HA 50 ANNI E LA GIACCA SCURA"

ROMA - Psichiatri e investigatori si stanno sforzano di spiegare che tipo sia. Le immagini del video di sorveglianza, invece, parlano da sole. E sono agghiaccianti. Un uomo di cinquant’anni circa, in giacca scura e calzoni chiari, leggermente stempiato, che tra le mani ha un telecomando e che - alle 7,37 di sabato mattina - schiaccia un tasto. Dopo c’è solo l’inferno, corpi straziati e volti in fiamme di adolescenti, il panico, il delirio. E il killer a vedere sette corpi bruciare, quello della povera Melissa Bassi e quelli delle sei compagne ferite.
Su questo video - diffuso sul web, con il volto dell’uomo oscurato, ma a disposizione degli inquirenti - si sta concentrando l’attenzione degli investigatori. «È qualcuno che conosce bene l’elettronica - ha detto il procuratore capo di Brindisi, Marco Dinapoli - Il congegno non è complesso, ma difficile da confezionare per chi sia digiuno di nozioni di elettronica». Anche se Internet, a ben cercare, offre soluzioni anche per gli inesperti. Tecnicamente si tratta di un meccanismo volumetrico, che si attiva al passaggio di qualcuno, innescando lo scoppio con il telecomando.
Il killer lo sapeva bene: «Vuole seminare terrore - continua Dinapoli - non si è allontanato dopo aver premuto il pulsante, ma ha aspettato il botto». E la scena macabra. Il cassonetto a lato della scuola Morvillo Falcone - sarebbe stato imbottito con le bombole esplosive poco prima delle tre di notte. C’è una testimone ad affermarlo, che però non ha riconosciuto l’uomo del video. Il killer ha avuto un complice? Forse solo in fase organizzativa, sostengono gli investigatori, ma il suo profilo corrisponderebbe a quello di un ideatore folle e solitario. Questa però è una delle tante domande alle quali gli investigatori stanno cercando una risposta. Così come stanno passando al setaccio le rivendite di bombole a gas, i market e le ferramenta.
Sul killer e sul suo «gesto isolato, sia pure con volontà stragista», così come lo definisce Dinapoli, non c’è identità di vedute con la Procura distrettuale antimafia di Lecce. Per il suo procuratore, Cataldo Motta, sarebbe ancora troppo presto - nonostante il video così esplicito, di una telecamera probabilmente sconosciuta al killer - indirizzare le indagini verso una sola direzione. Senza vagliare a fondo piste di mafia, malavita locale o elementi anarchico-insurrezionali. E tra le due procure, e le rispettive competenze - Brindisi nel caso di un killer isolato, Lecce per un movente politico o malavitoso - sale la tensione. Una risposta hanno cercato di darsela le centinaia di persone che hanno partecipato alla veglia funebre di Melissa, sul sagrato della chiesa madre. Nel volantino di preghiera distribuito ai presenti, anche frasi di Giovanni Falcone.


CHI E'. Venticinque minuti prima dalle 8 di sabato mattina il killer è già pronto a fare strage di Melissa e delle altre studentesse: le vede arrivare, le vede camminare verso la bomba, le vede saltare in aria. Poi si volta e se ne va. L'uomo che ha fatto tornare l'incubo della strategia della tensione con l'attentato davanti alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi, non è più così misterioso, anche se non è stato ancora identificato. Il video che ha fornito agli investigatori la chiave per inquadrare un gesto comunque ancora senza movente lo fornisce una telecamera che probabilmente il killer non sospettava di trovare: quella installata su un chiosco che vende bibite, panini e giornali a meno di 20 metri dall'ingresso della scuola. Proprio di fronte al cancello principale. Un chiosco senza pretese e che però potrebbe rivelarsi fondamentale per le indagini: la piccola telecamera montata all'angolo più vicino all'istituto e rivolta verso l'altro lato della strada, registra infatti immagini che durano abbastanza per fornire quegli elementi che il procuratore capo di Brindisi Marco Dinapoli definisce «significativi». Elementi che consentono di «non lavorare più al buio». Soprattutto, registra l'intero minuto che trascorre dall'attivazione dell'ordigno, con un comando a distanza, all'esplosione: sessanta secondi pieni di dettagli. In quelle immagini c'è un uomo. Un adulto bianco, molto probabilmente un italiano che potrebbe avere tra i 50 e i 60 anni. Vestito come un tipo qualunque: giacca scura, pantaloni chiari e scarpe da ginnastica. Non sono ancora le 7.40 e lui è già li. Il cassonetto «armato» con la bomba è già dall'altra parte della strada, pronto ad esplodere. Portato, sembrerebbe, poco prima delle 3 di notte. Gli investigatori stanno lavorando anche su quest'aspetto perché‚ la donna che ha raccontato di aver visto qualcuno proprio attorno a quell'ora, non avrebbe riconosciuto la persona nel video come la stessa che si sarebbe mossa verso la scuola di notte con il cassonetto. È probabile, ed è questa l'ipotesi che prevale tra gli inquirenti, che il testimone abbia avuto difficoltà a ricordare i dettagli di una persona vista in piena notte e per pochi secondi, ma non possono escludere che il killer possa aver avuto un complice. O più d'uno.

"ORDIGNO AZIONATO CON UN TELECOMANDO". «Le immagini accreditano l'ipotesi che l'ordigno sia stata azionato da un telecomando». Lo ha detto il procuratore capo di Brindisi Marco Dinapoli, durante la conferenza stampa convocata nella Procura della città pugliese per illustrare gli esiti delle indagini sull'attentato esplosivo di ieri in cui è morta una ragazza di 16 anni. «Si tratta di un congegno che opera a distanza e che consente di vedere la scena da lontano», ha aggiunto.«Abbiamo capito come può essere andata, ma non abbiamo identificato la persona: ci stiamo lavorando. È un uomo adulto, di cui c'è l'identikit. C'è un video sul quale stiamo lavorando per acquisire tutti gli elementi utili». «Sembra incredibile, ma è un attentato che appare riconducibile al gesto di uno sconsiderato». Lo rivelano fonti investigative che, a proposito dell'attentato di ieri a Brindisi, non vogliono fornire particolari.  Si vede l'attentatore che preme il tasto del telecomando azionando così la bomba che ha ucciso Melissa Bassi nelle immagini usate dagli investigatori e tratte da telecamere poste per strada per sicurezza. «Immagini terribili», ha detto il procuratore della Repubblica di Brindisi, Marco Dinapoli.  «A quanto mi dicono gli artificieri - ha aggiunto Dinapoli - l'ordigno usato non è di difficile preordinazione ma richiede una certa conoscenza dell'elettronica». Certamente, secondo il procuratore, nulla è stato fatto casualmente, benchè con un «confezionamento casalingo».

CONDIZIONI STAZIONARIE PER I FERITI Sono stazionarie le condizioni delle ragazze ferite ieri nell'attentato alla scuola 'Morvillo Falconè e ricoverate nell'ospedale di Brindisi. Lo rende noto la direzione sanitaria dell'Asl brindisina. Stazionarie - a quanto si è saputo per ora - anche le condizioni della sedicenne ferita più gravemente, Veronica Capodieci, e da ieri pomeriggio ricoverata nell'ospedale Vito Fazzi di Lecce. Per lei, un bollettino medico con indicazioni precise sullo stato di salute è previsto intorno a mezzogiorno. Le quattro ragazze ricoverate nell'ospedale brindisino 'Antonio Perrinò hanno trascorso la notte senza problemi. Le condizioni delle due che sono ricoverate nel Centro Grandi ustionati - Azzurra Camarda e Sabrina Ribezzi - stanno pian piano migliorando. La pressione arteriosa si è stabilizzata e i parametri vitali sono buoni. La prognosi tuttavia rimane riservata. Per Vanessa Capodieci, sorella di Veronica, e Selene Greco che si trovano nel reparto di Chirurgia Plastica, la prognosi è stata sciolta: per loro - informa la direzione sanitaria dell'Asl brindisina - parametri vitali molto soddisfacenti.

Nulla sarà più come prima nell'istituto professionale per i servizi sociali, moda e turismo di Brindisi intitolato a Francesca Laura Morvillo Falcone dopo i due botti tremendi che hanno squarciato l'aria poco prima delle 7.45, portandosi via la vita di una studentessa di soli 16 anni, Melissa Bassi, ridotto in fin di vita una sua compagna di classe e coetanea e ferito altre cinque studentesse. Scene di panico impossibile da dimenticare per gli abitanti della zona, ma anche per chi in quei frangenti transitava casualmente nelle vicinanze della scuola. Come il conducente di una Fiat Punto che è stato solo sfiorato da un pezzo di una delle tre bombole di gpl usate come ordigno rudimentale per provocare la terribile esplosione. L'automobilista ha fermato la vettura ed è scappato, imitando gli altri passanti. Quando il fragore dei due botti, uditi anche a centinaia di metri di distanza, è rapidamente svanito, via Galanti non era più quella di prima. A terra giacevano i corpi straziati di un gruppo di studenti che attendeva di entrare a scuola, la maggior parte di loro pendolari arrivati poco prima con l'autobus dalla vicina Mesagne, il paese che ora piange la sua Melissa. Attorno solo scene di devastazione, mentre il frenetico andirivieni di ambulanze ha fatto subito capire a tutti che era accaduto qualcosa di tremendo, di inimmaginabile.

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