ROMA - Psichiatri e investigatori si stanno sforzano di spiegare che
tipo sia. Le immagini del video di sorveglianza, invece, parlano da
sole. E sono agghiaccianti. Un uomo di cinquant’anni circa, in giacca
scura e calzoni chiari, leggermente stempiato, che tra le mani ha un
telecomando e che - alle 7,37 di sabato mattina - schiaccia un tasto.
Dopo c’è solo l’inferno, corpi straziati e volti in fiamme di
adolescenti, il panico, il delirio. E il killer a vedere sette corpi
bruciare, quello della povera Melissa Bassi e quelli delle sei compagne
ferite.
Su questo video - diffuso sul web, con il volto dell’uomo oscurato, ma a
disposizione degli inquirenti - si sta concentrando l’attenzione degli
investigatori. «È qualcuno che conosce bene l’elettronica - ha detto il
procuratore capo di Brindisi, Marco Dinapoli - Il congegno non è
complesso, ma difficile da confezionare per chi sia digiuno di nozioni
di elettronica». Anche se Internet, a ben cercare, offre soluzioni anche
per gli inesperti. Tecnicamente si tratta di un meccanismo volumetrico,
che si attiva al passaggio di qualcuno, innescando lo scoppio con il
telecomando.
Il killer lo sapeva bene: «Vuole seminare terrore - continua Dinapoli -
non si è allontanato dopo aver premuto il pulsante, ma ha aspettato il
botto». E la scena macabra. Il cassonetto a lato della scuola Morvillo
Falcone - sarebbe stato imbottito con le bombole esplosive poco prima
delle tre di notte. C’è una testimone ad affermarlo, che però non ha
riconosciuto l’uomo del video. Il killer ha avuto un complice? Forse
solo in fase organizzativa, sostengono gli investigatori, ma il suo
profilo corrisponderebbe a quello di un ideatore folle e solitario.
Questa però è una delle tante domande alle quali gli investigatori
stanno cercando una risposta. Così come stanno passando al setaccio le
rivendite di bombole a gas, i market e le ferramenta.
Sul killer e sul suo «gesto isolato, sia pure con volontà stragista»,
così come lo definisce Dinapoli, non c’è identità di vedute con la
Procura distrettuale antimafia di Lecce. Per il suo procuratore, Cataldo
Motta, sarebbe ancora troppo presto - nonostante il video così
esplicito, di una telecamera probabilmente sconosciuta al killer -
indirizzare le indagini verso una sola direzione. Senza vagliare a fondo
piste di mafia, malavita locale o elementi anarchico-insurrezionali. E
tra le due procure, e le rispettive competenze - Brindisi nel caso di un
killer isolato, Lecce per un movente politico o malavitoso - sale la
tensione. Una risposta hanno cercato di darsela le centinaia di persone
che hanno partecipato alla veglia funebre di Melissa, sul sagrato della
chiesa madre. Nel volantino di preghiera distribuito ai presenti, anche
frasi di Giovanni Falcone.
CHI E'. Venticinque minuti prima dalle 8 di sabato
mattina il killer è già pronto a fare strage di Melissa e delle altre
studentesse: le vede arrivare, le vede camminare verso la bomba, le vede
saltare in aria. Poi si volta e se ne va. L'uomo che ha fatto tornare
l'incubo della strategia della tensione con l'attentato davanti alla
scuola Morvillo-Falcone di Brindisi, non è più così misterioso, anche
se non è stato ancora identificato. Il video che ha fornito agli
investigatori la chiave per inquadrare un gesto comunque ancora senza
movente lo fornisce una telecamera che probabilmente il killer non
sospettava di trovare: quella installata su un chiosco che vende bibite,
panini e giornali a meno di 20 metri dall'ingresso della scuola.
Proprio di fronte al cancello principale. Un chiosco senza pretese e che
però potrebbe rivelarsi fondamentale per le indagini: la piccola
telecamera montata all'angolo più vicino all'istituto e rivolta verso
l'altro lato della strada, registra infatti immagini che durano
abbastanza per fornire quegli elementi che il procuratore capo di
Brindisi Marco Dinapoli definisce «significativi». Elementi che
consentono di «non lavorare più al buio». Soprattutto, registra l'intero
minuto che trascorre dall'attivazione dell'ordigno, con un comando a
distanza, all'esplosione: sessanta secondi pieni di dettagli. In quelle
immagini c'è un uomo. Un adulto bianco, molto probabilmente un italiano
che potrebbe avere tra i 50 e i 60 anni. Vestito come un tipo qualunque:
giacca scura, pantaloni chiari e scarpe da ginnastica. Non sono ancora
le 7.40 e lui è già li. Il cassonetto «armato» con la bomba è già
dall'altra parte della strada, pronto ad esplodere. Portato,
sembrerebbe, poco prima delle 3 di notte. Gli investigatori stanno
lavorando anche su quest'aspetto perché‚ la donna che ha raccontato di
aver visto qualcuno proprio attorno a quell'ora, non avrebbe
riconosciuto la persona nel video come la stessa che si sarebbe mossa
verso la scuola di notte con il cassonetto. È probabile, ed è questa
l'ipotesi che prevale tra gli inquirenti, che il testimone abbia avuto
difficoltà a ricordare i dettagli di una persona vista in piena notte e
per pochi secondi, ma non possono escludere che il killer possa aver
avuto un complice. O più d'uno.
"ORDIGNO AZIONATO CON UN TELECOMANDO". «Le immagini accreditano l'ipotesi che l'ordigno sia stata azionato da un telecomando».
Lo ha detto il procuratore capo di Brindisi Marco Dinapoli, durante la
conferenza stampa convocata nella Procura della città pugliese per
illustrare gli esiti delle indagini sull'attentato esplosivo di ieri in
cui è morta una ragazza di 16 anni. «Si tratta di un congegno che opera a distanza e che consente di vedere la scena da lontano», ha aggiunto.«Abbiamo capito come può essere andata, ma non abbiamo identificato la persona:
ci stiamo lavorando. È un uomo adulto, di cui c'è l'identikit. C'è un
video sul quale stiamo lavorando per acquisire tutti gli elementi
utili». «Sembra incredibile, ma è un attentato che appare riconducibile
al gesto di uno sconsiderato». Lo rivelano fonti investigative che, a
proposito dell'attentato di ieri a Brindisi, non vogliono fornire
particolari. Si vede l'attentatore che preme il tasto del telecomando
azionando così la bomba che ha ucciso Melissa Bassi nelle immagini usate
dagli investigatori e tratte da telecamere poste per strada per
sicurezza. «Immagini terribili», ha detto il procuratore della
Repubblica di Brindisi, Marco Dinapoli. «A quanto mi dicono gli
artificieri - ha aggiunto Dinapoli - l'ordigno usato non è di difficile
preordinazione ma richiede una certa conoscenza dell'elettronica».
Certamente, secondo il procuratore, nulla è stato fatto casualmente,
benchè con un «confezionamento casalingo».
CONDIZIONI STAZIONARIE PER I FERITI Sono stazionarie le
condizioni delle ragazze ferite ieri nell'attentato alla scuola
'Morvillo Falconè e ricoverate nell'ospedale di Brindisi. Lo rende noto
la direzione sanitaria dell'Asl brindisina. Stazionarie - a quanto si è
saputo per ora - anche le condizioni della sedicenne ferita più
gravemente, Veronica Capodieci, e da ieri pomeriggio ricoverata
nell'ospedale Vito Fazzi di Lecce. Per lei, un bollettino medico con
indicazioni precise sullo stato di salute è previsto intorno a
mezzogiorno. Le quattro ragazze ricoverate nell'ospedale brindisino
'Antonio Perrinò hanno trascorso la notte senza problemi. Le condizioni
delle due che sono ricoverate nel Centro Grandi ustionati - Azzurra
Camarda e Sabrina Ribezzi - stanno pian piano migliorando. La pressione
arteriosa si è stabilizzata e i parametri vitali sono buoni. La prognosi
tuttavia rimane riservata. Per Vanessa Capodieci, sorella di Veronica, e
Selene Greco che si trovano nel reparto di Chirurgia Plastica, la
prognosi è stata sciolta: per loro - informa la direzione sanitaria
dell'Asl brindisina - parametri vitali molto soddisfacenti.
Nulla sarà più come prima nell'istituto professionale per i servizi
sociali, moda e turismo di Brindisi intitolato a Francesca Laura
Morvillo Falcone dopo i due botti tremendi che hanno squarciato l'aria
poco prima delle 7.45, portandosi via la vita di una studentessa di soli
16 anni, Melissa Bassi, ridotto in fin di vita una sua
compagna di classe e coetanea e ferito altre cinque studentesse. Scene
di panico impossibile da dimenticare per gli abitanti della zona, ma
anche per chi in quei frangenti transitava casualmente nelle vicinanze
della scuola. Come il conducente di una Fiat Punto che è stato solo
sfiorato da un pezzo di una delle tre bombole di gpl usate come ordigno
rudimentale per provocare la terribile esplosione. L'automobilista ha
fermato la vettura ed è scappato, imitando gli altri passanti. Quando il
fragore dei due botti, uditi anche a centinaia di metri di distanza, è
rapidamente svanito, via Galanti non era più quella di prima. A terra
giacevano i corpi straziati di un gruppo di studenti che attendeva di
entrare a scuola, la maggior parte di loro pendolari arrivati poco prima
con l'autobus dalla vicina Mesagne, il paese che ora piange la sua
Melissa. Attorno solo scene di devastazione, mentre il frenetico
andirivieni di ambulanze ha fatto subito capire a tutti che era accaduto
qualcosa di tremendo, di inimmaginabile.
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