GENOVA - Gridava insulti e minacce, in mano un coltello lungo 25 centimetri che ha affondato nel ventre della donna che era stata sua.
Poco più di una ragazza, incinta di 5 mesi, che è stramazzata al suolo e ha lasciato la mano del bambino, il suo, che le si è gettato al collo.
E la seconda coltellata ha colpito quel fagottino spaventato, 4 anni appena, che piangeva e chiamava la mamma. Bavari, sulle colline di Genova, la piccola piazza della chiesa e gli alberi che regalano l'ombra fresca necessaria nella calura che non abbandona la Liguria.
Erano seduti sulla panchina: la donna e il suo pancione, il bimbo che aveva avuto da un uomo marocchino 4 anni fa che gioca nel campetto dietro la chiesa, il suo nuovo compagno. L'ex convivente, un immigrato marocchino di 41 anni, si fa sentire subito.
Gli insulti urlati a quella ragazza che era stata sua e che non lo era più. Lei si alza, cerca di calmarlo, il convivente si mette in mezzo, il bimbo che sgrana gli occhi e corre verso la madre. La discussione degenera, la gelosia arma la mano dell'uomo che estrae un coltello e colpisce la donna: la prima coltellata allo sterno, la seconda al ventre.
La donna cade, il bimbo le butta le braccia al collo per difenderla dalla furia del padre. In quello stesso istante lui vibra la terza coltellata che colpisce, di striscio, il bambino. Il prete sente le grida e esce sul sagrato: si lancia verso il marocchino e lo blocca, il coltello cade a terra.
Qualcuno chiama ambulanze e carabinieri che arrivano subito. Il marocchino viene arrestato per il tentato omicidio della donna e per le lesioni procurate al bambino e al nuovo convivente della donna. Il marocchino parla e dice che quel figlio è suo, quella donna è sua.
Dice di essere sotto l'effetto dell'ecstasy. Viene portato via in manette mentre i pochi che restano hanno occhi sgranati e non sanno dire altro che quell'uomo «era una furia, urlava e colpiva, urlava e colpiva». Urla anche l'ambulanza che trasporta la donna in codice rosso all'ospedale san Martino di Genova. Le sue condizioni sono gravissime e appena arriva viene trasferita in sala operatoria dove i medici tentano di salvare la vita a lei e a quel figlio che porta in seno.
E forse ce la farà, la ragazza: è in coma farmacologico, riuscirà a non perdere il bimbo. E l'altro bambino? ricoverato al Pediatrico Gaslini gli hanno curato la ferita del corpo.
E i medici adesso penseranno come fare a curare quell'altra ferita, l'immagine di suo padre che accoltella sua madre.
Poco più di una ragazza, incinta di 5 mesi, che è stramazzata al suolo e ha lasciato la mano del bambino, il suo, che le si è gettato al collo.
E la seconda coltellata ha colpito quel fagottino spaventato, 4 anni appena, che piangeva e chiamava la mamma. Bavari, sulle colline di Genova, la piccola piazza della chiesa e gli alberi che regalano l'ombra fresca necessaria nella calura che non abbandona la Liguria.
Erano seduti sulla panchina: la donna e il suo pancione, il bimbo che aveva avuto da un uomo marocchino 4 anni fa che gioca nel campetto dietro la chiesa, il suo nuovo compagno. L'ex convivente, un immigrato marocchino di 41 anni, si fa sentire subito.
Gli insulti urlati a quella ragazza che era stata sua e che non lo era più. Lei si alza, cerca di calmarlo, il convivente si mette in mezzo, il bimbo che sgrana gli occhi e corre verso la madre. La discussione degenera, la gelosia arma la mano dell'uomo che estrae un coltello e colpisce la donna: la prima coltellata allo sterno, la seconda al ventre.
La donna cade, il bimbo le butta le braccia al collo per difenderla dalla furia del padre. In quello stesso istante lui vibra la terza coltellata che colpisce, di striscio, il bambino. Il prete sente le grida e esce sul sagrato: si lancia verso il marocchino e lo blocca, il coltello cade a terra.
Qualcuno chiama ambulanze e carabinieri che arrivano subito. Il marocchino viene arrestato per il tentato omicidio della donna e per le lesioni procurate al bambino e al nuovo convivente della donna. Il marocchino parla e dice che quel figlio è suo, quella donna è sua.
Dice di essere sotto l'effetto dell'ecstasy. Viene portato via in manette mentre i pochi che restano hanno occhi sgranati e non sanno dire altro che quell'uomo «era una furia, urlava e colpiva, urlava e colpiva». Urla anche l'ambulanza che trasporta la donna in codice rosso all'ospedale san Martino di Genova. Le sue condizioni sono gravissime e appena arriva viene trasferita in sala operatoria dove i medici tentano di salvare la vita a lei e a quel figlio che porta in seno.
E forse ce la farà, la ragazza: è in coma farmacologico, riuscirà a non perdere il bimbo. E l'altro bambino? ricoverato al Pediatrico Gaslini gli hanno curato la ferita del corpo.
E i medici adesso penseranno come fare a curare quell'altra ferita, l'immagine di suo padre che accoltella sua madre.
Nessun commento:
Posta un commento