BERGAMO - Il presunto stupratore della ragazza violentata in un parcheggio a Bergamo
è
agli arresti domiciliari. Intanto, la città è sul piede di guerra.
Erano circa duecento, infatti, le persone che ieri sera si sono radunate
sotto casa del kosovaro di 32 anni Vilson Ramaj. Attorno
alle 23 la folla si è radunata sotto la sua abitazione e in molti hanno
cominciato a inveire contro l'extracomunitario. Sono stati lanciati dai
manifestanti fumogeni e bottiglie, mentre lo sgabello di un vicino bar è
stato lanciato contro il portone dello stabile.
I carabinieri e la polizia sono dovuti intervenire in forze e la strada è stata chiusa al traffico.
A darne notizia stamani sono alcuni quotidiani locali. Un nutrito gruppo di persone si è presentato davanti alla sua abitazione per protestare contro il fatto che all' uomo sono stati concessi gli arresti domiciliari: la misura è stata chiesta dal pm Gianluigi Dettori e concessa dal gip Patrizia Ingrascì.
Il clima era particolarmente teso e sono dovuti intervenire i carabinieri. «Abbiamo applicato le norme del Codice di procedura penale – ha spiegato il procuratore Francesco Dettori –, che non facoltizzano ma impongono certe linee di comportamento. Sono linee di operatività imprescindibili. Bisogna capire che il pm non è un accusatore puro e semplice, ma è anche il tutore della legalità. Il Codice va utilizzato come si deve, non possiamo essere asserviti alle reazioni più o meno razionali dell'opinione pubblica. Nemmeno noi magistrati possiamo essere al di sopra della legge». Gli arresti domiciliari sono stati scelti, rispetto al fermo, per evitare la reiterazione del reato. Ha aggiunto Dettori: «la misura degli arresti domiciliari presso il luogo di residenza richiesta dal pm appare adeguata a salvaguardare le esigenze special-preventive, limitando apprezzabilmente la libertà di movimento del prevenuto».
A darne notizia stamani sono alcuni quotidiani locali. Un nutrito gruppo di persone si è presentato davanti alla sua abitazione per protestare contro il fatto che all' uomo sono stati concessi gli arresti domiciliari: la misura è stata chiesta dal pm Gianluigi Dettori e concessa dal gip Patrizia Ingrascì.
Il clima era particolarmente teso e sono dovuti intervenire i carabinieri. «Abbiamo applicato le norme del Codice di procedura penale – ha spiegato il procuratore Francesco Dettori –, che non facoltizzano ma impongono certe linee di comportamento. Sono linee di operatività imprescindibili. Bisogna capire che il pm non è un accusatore puro e semplice, ma è anche il tutore della legalità. Il Codice va utilizzato come si deve, non possiamo essere asserviti alle reazioni più o meno razionali dell'opinione pubblica. Nemmeno noi magistrati possiamo essere al di sopra della legge». Gli arresti domiciliari sono stati scelti, rispetto al fermo, per evitare la reiterazione del reato. Ha aggiunto Dettori: «la misura degli arresti domiciliari presso il luogo di residenza richiesta dal pm appare adeguata a salvaguardare le esigenze special-preventive, limitando apprezzabilmente la libertà di movimento del prevenuto».
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